La demenza senile ha fattori di rischio che variano in base al genere. Secondo uno studio francese durato sei anni, che ha preso in considerazione quasi 7.000 ultrasessantenni, la probabilità di sviluppare disordini mentali (Mild cognitive impairment, Mci) in età avanzata risulterebbe infatti legata a fattori differenti nei due sessi. Soffrire di depressione, per esempio, renderebbe più a rischio le donne, mentre nell’uomo la probabilità dipende anche dall’aver avuto un infarto o meno. La ricerca, condotta da Karen Ritchie dell’Università di Montpellier, è stata pubblicata sulla rivista Neurology, Neurosurgery and Psychiatry.
Lo studio è stato condotto in Francia, nelle città di Bordeaux, Dijon e Montpellier. All’inizio delle osservazioni nessuna delle persone coinvolte soffriva di demenza. Dopo sei anni, a conclusione del periodo di indagine, il 42 per cento (2.282 pazienti) aveva sviluppato delle leggere alterazioni a livello cognitivo che indicavano un declino mentale. Un più basso livello di educazione è risultato essere un fattore di rischio comune agli uomini e alle donne. Il maggiore rischio per l’uomo è stato correlato alla variazione di ApoE, un gene legato anche allo sviluppo dell’Alzheimer. Secondo lo studio gli uomini con questa variazione corrono un rischio tre volte maggiore di sviluppare demenza senile, mentre per le donne la probabilità è “solo” doppia. Il rischio resta alto anche negli uomini che hanno avuto un infarto. Per quanto riguarda le donne, invece, soffrire di depressione e fare uso di farmaci anticolinergici per l’incontinenza o i crampi allo stomaco sembrerebbero essere fattori di rischio che portano a leggero declino mentale.
Secondo gli autori questi fattori dovrebbero essere presi in considerazione per lo sviluppo di programmi di intervento clinico genere-dipendenti per contrastare l’insorgenza di leggere alterazioni a livello cognitivo. (s.m.)