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Se la pratica ignora le differenze di genere

di
Anna Lisa Bonfranceschi

Sono ancora pochi gli studi sulle differenze di genere, soprattutto quelli legati alla pratica clinica che interessa direttamente i pazienti. A dimostrarlo un’analisi pubblicata su BMC Medicine, coordinata da Sabine Oertelt-Prigione dell’Istituto di Medicina di Genere di Berlino (Germania). Lo studio tedesco mostra che, malgrado l’attenzione della ricerca verso gli studi di genere sia notevolmente cresciuta a partire dagli anni Novanta, quelli dedicati alla gestione del paziente sono ancora poco rappresentati in letteratura medica.

I ricercatori tedeschi hanno esaminato 8.836 articoli raccolti in base a una ricerca testuale in banche dati per parole come “differenze di genere”, “dimorfismo sessuale”, “genere dipendente” o “sesso dipendente”. Gli studi presi in esame riguardavano nove specifiche aree mediche: cardiologia, pneumologia, nefrologia, endocrinologia, gastroenterologia, ematologia, oncologia, reumatologia e neurologia. Tra gli articoli analizzati, però, solo 3.466 prendevano realmente in considerazione le differenze di genere e analizzavano i dati rispetto alle diversità sesso-specifiche.

C’è un settore che resta più indietro degli altri: quello della pratica clinica sul paziente (intesa come farmacologia e scelte terapeutiche in relazione al sesso). L’unica eccezione in questo panorama è in cardiologia, che è risultata l’area medica più attenta alle differenze di genere in termini generali e anche in relazione al malato.

“L’inadeguatezza dei servizi sanitari per quanto riguarda le differenze di genere porta a notevoli sbilanci nei risultati clinici e terapeutici”, ha dichiarato Oertelt-Prigione: “Per questo motivo la ricerca su tutta la pratica clinica, che consta di approcci diagnostici, visite specialistiche e scelte terapeutiche, è essenziale per comprendere, modificare e migliorare gli interventi medici quotidiani”.

Riferimenti: BMC Medicine doi:10.1186/1741-7015-8-70

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