L’Aids felino può essere trasmesso ai primati. Lo ha rivelato su Current Biology l’équipe di Christopher Power, dell’Università di Calgary. Dopo aver dimostrato che il Fiv, il virus della immunodeficienza acquisita felino, poteva intaccare cellule umane in vitro, i ricercatori hanno verificato che il virus può essere trasmesso anche a primati viventi. L’Hiv che colpisce i gatti è stato inoculato nel sangue prelevato a due macachi e nuovamente iniettato nelle scimmie. Così infettati, i macachi hanno iniziato a mostrare i sintomi della malattia, perdendo fino al 20 per cento di peso e vedendo calare vertiginosamente il livello dei linfociti CD4. Una reazione identica a quella che si verifica nell’organismo umano. Ma i ricercatori canadesi sono andati oltre, scoprendo che il Fiv può restare a lungo latente nelle scimmie e risvegliarsi nel loro organismo, se sollecitato. Ciò desta ulteriori preoccupazioni sul versante della terapia genica, che utilizza lentivirus come il Fiv modificati per impieghi terapeutici. In Italia il 30 per cento dei gatti con più di nove anni sarebbe affetto dall’Hiv felino, soprattutto maschi randagi non castrati: la malattia si trasmette con morsi profondi attraverso il sangue e la saliva. Le zone più colpite sono quelle ad alta densità di randagi come, in Toscana, Lucchesia e Garfagnana. (f.u.)