Da un bel po’ di tempo ormai Google ritiene che un software intelligente possa gestire la guida di un veicolo in modo più sicuro di quanto possa fare il cervello umano. A confermare la fiducia di Mountain View nel futuro dei loro veicoli autoguidati sono le recenti dichiarazioni del direttore del Self-Driving Car Project, Chris Urmson, che ha annunciato novità importanti per le “automobili autonome” di Google.
“Abbiamo migliorato il nostro software in modo che possa riconoscere centinaia di oggetti simultaneamente, pedoni, autobus, un segnale di stop intimato da un vigile o il gesto di un ciclista pronto a cambiare direzione”, spiega Urmson. “Un veicolo autoguidato può prestare attenzione a tutte queste cose in un modo che un essere umano non può fisicamente fare e non sarà mai stanco o distratto”.
Per verificare se quanto annunciato corrisponda al vero, basta dare uno sguardo al video, prodotto sulle strade dell’area Mountain View. A spiegarci il percorso è Priscilla, una test driver di Google, che siede sul sedile di guida, ma lo fa da semplice spettatore. E’ il programma intelligente, infatti, a guidare la macchina impartendo i comandi a volante e pedali. L’auto, come vediamo, rallenta in prossimità di ostacoli, cambia traiettoria e dà la precedenza senza mettere mai a rischio l’incolumità di altri automobilisti, pedoni o ciclisti.
Si potrebbe pensare di aver già visto video simili prodotti dalle Google car in passato. Ma, questa volta, la differenza si trova nello scenario. Non si tratta più di una strada di provincia poco trafficata, ma di un vero e proprio tratto urbano con tutte le sue complessità: pedoni, incroci, semafori, lavori in corso e piste ciclabili. In pratica il veicolo comprende ciò che vede sulla strada e si comporta di conseguenza. Riesce a leggere i segnali stradali e a reagire a tutta una serie di avvenimenti tipici del traffico urbano: un autoveicolo fermo a lato della strada, una deviazione, un incrocio complicato o lo spostamento di un ciclista con la tipica alzata di mano. Si tratta quindi di un notevole passo in avanti perché guidare in un contesto cittadino è molto più complesso che muoversi su un tratto rettilineo a scorrimento veloce. Le migliorie introdotte al software hanno quindi lo scopo di poter intercettare centinaia di oggetti diversi fermi o in movimento contemporaneamente.
Stiamo quindi parlando della prossima auto da acquistare? Ancora no, ci tiene a precisare Urmson: “sono ancora tanti problemi da risolvere”. Ma una passo in avanti importante è stato fatto sicuramente. Ed è stato possibile grazie ai computer che prevedono e interpretano i movimenti casuali di una città meglio di noi esseri umani. Resta da capire come le Google cars affronteranno la prova in grandi città come Pechino o Chicago, che hanno un traffico molto più complesso rispetto a quello delle strade della California. E ancora, riusciranno a districarsi per le strade di Napoli o Roma?
Riferimenti e credits immagine:Google