Sesso, quanto ne sanno gli adolescenti

     

    “Se non ti fai sverginare sei una sfigata”. “La regola è che bisogna liberarsi della verginità entro il secondo anno delle superiori”. Testimonianze di ragazze di un liceo milanese, raccolte e pubblicate sul Fatto Quotidiano da Beatrice Borromeo. Parole forti. Toni sensazionalistici e grassetti mirati – leggere per credere – che descrivono un mondo in cui le ragazzine sono tutte viziose e i maschietti svogliati e inesperti: “Per chi te la stai tenendo? Guarda che se non la molli ti molla lui… E poi a qualcuno la dovrai pur dare, no? […] I ragazzi non ci pressano mai per andare a letto. Anzi, sono terrorizzati dal fare figuracce, perché non sanno bene cosa devono fare”. L’articolo, com’era facile prevedere, ha scatenato una pletora di reazioni indignate – e non è escluso che l’intenzione dell’autrice fosse proprio questa. Soprattutto perché, tra le righe, emerge una presa di posizione reazionaria e bacchettona nei confronti di un mondo che, semplicemente, non può essere giudicato in maniera così sommaria. Margherita Ferrari, autrice del blog Soft Revolution, ha chiesto le scuse ufficiali della giornalista, colpevole di aver generalizzato “a partire da un numero limitato di casi o occorrenze di un dato fenomeno”, inserendo delle citazioni ad hoc nell’articolo che gettano “benzina sul fuoco” e “negano le verità quotidiane di chi è ragazza nel 2014”.

    È vero, Borromeo ha specificato di aver solo “raccolto esperienze e storie” senza alcuna prova statistica. Il punto, però, è proprio questo. Non si possono trarre – o quantomeno suggerire in modo più o meno velato – delle conclusioni sulla sessualità tra le giovanissime sulla base di poche evidenze aneddotiche. Né è possibile ridurre uno scenario così complesso e delicato a una sfilza di virgolettati e citazioni. Più corretto sarebbe, invece, ragionare su dati e grandi numeri. Soprattutto se si scrive un pezzo d’inchiesta, come rivendicato dalla stessa Borromeo (l’articolo incriminato dovrebbe essere il primo di una serie chiamata Sex and teens).

    Parlando di dati – e tralasciando giudizi morali e antropologici –, quello che si può dire per certo è che gli adolescenti italiani sanno poco in tema di contraccezione, protezione e infezioni virali. Un’indagine dell’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, condotta nel 2013 su 1.400 giovani di sette scuole diverse, ha svelato in particolare che il 19% degli adolescenti ha rapporti sessuali prima dei 14 anni, una cifra quasi raddoppiata rispetto alle stime dell’anno precedente: il problema è che il 73% dei ragazzi non conosce le principali malattie a trasmissione sessuale (Mts) e il 33% pensa che la loro incidenza sia trascurabile. Secondo un sondaggio condotto nel 2012 della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) su 309 adolescenti nella fascia d’età 12-14, il 18,9% dei maschi e il 14,8% delle femmine ritiene ragionevole avere rapporti sessuali completi dopo i 14 anni, uno sbilanciamento di genere che tende a invertirsi all’aumentare dell’età.

    Più delicati i numeri relativi alla contraccezione. La Sigo afferma che il 42% delle donne under 25 non utilizza alcun metodo contraccettivo durante la prima esperienza sessuale. “Su questi temi solo 3 ragazze su 10 ricevono informazioni corrette da parte di ginecologi, medici e insegnanti. Il rimanente 70% le apprende da fonti non qualificate come gli amici, giovani parenti o siti internet. A questo bisogna aggiungere che i consultori familiari sono il 30% in meno di quelli previsti dalla legge e solo 1 su 4 ha un organico completo di tutte le figure professionali”. I dati Istat (relativi al 2007) parlano di 273 interruzioni volontarie di gravidanza sotto i 14 anni e poco più di 10mila tra 15 e 19 anni, circa l’8% del totale. Sono questi, forse, i dati su cui bisognerebbe ragionare.

    Via: Wired.it

    Credits immagine: kerryj.com/Flickr

     

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