Mai come in questo periodo storico stiamo capendo, mi riferisco perlomeno alla maggioranza delle persone, l’importanza della scienza nella nostra società. Una importanza più volte palesata, in ottica pandemica Covid-19, dalla possibilità di ottenere cure, terapie, vaccini. Una importanza, quella della scienza, che però è ormai priva di quell’aura di sacralità che rivestiva la disciplina, e di più “lo scienziato”, fino a qualche anno fa.
Dentro a un grande esperimento sociale
Non mi riferisco al fenomeno inquietante e cospirazionista dei no-vax, ad esempio, o di coloro che con poche informazioni raffazzonate credono di poter mettere in crisi la credibilità di scienziati di dichiarata fama – qui infatti dovremmo entrare prima nell’analisi psicopatologica dei singoli e solo successivamente riflettere sulle ripercussioni sociali – quanto alla forzata trasparenza del metodo scientifico a cui oggi gli scienziati sono costretti. Il normale dibattito interno ad una comunità di studiosi, gioco forza, in questo periodo non rimane più confinato a convegni o peer-review di pubblicazioni, ma è al livello di TG, quando va bene, talk show e strilloni sui quotidiani quando va male.
Ci sarebbe certo da riflettere sulla capacità comunicativa di alcuni scienziati, mediamente molto scarsa alle nostre latitudini, ma guardiamo l’aspetto positivo: stiamo osservando in presa diretta ad un grande esperimento sociale in cui la scienza mostra tutta la sua umanità, il dubbio insito nella ricerca, le differenze di opinioni, gli errori, le rivalità esistenti tra studiosi che, gira gira, sono pur sempre uomini e donne. E, in quanto tali, sono soggetti agli stessi abbagli mediatici, alla stessa propensione alla vanità che contraddistingue tutti noi.
Oggi non si vive senza scienza
Questo elemento umano, però, non è un elemento squalificante la scienza e il rapporto tra la scienza e la società, più che altro è un passaggio di maturità sia per la scienza sia per la società: per la scienza perché si renda conto che deve rivedere le sue modalità comunicative, riconoscendo alla divulgazione il ruolo centrale che le compete nel mondo di oggi, per la società nel considerare gli scienziati uomini e donne che, grazie ad un metodo rigoroso consolidato negli ultimi tre secoli, riescono a migliorare sensibilmente le nostre vite.
E questo è vero non solo per la medicina, ma ogni ramo del sapere. Come diceva Asimov: “Nessuno può sentirsi veramente a suo agio nel mondo moderno e valutare la natura dei suoi problemi – e le possibili soluzioni degli stessi – senza avere un’idea esatta di cosa faccia la scienza. Inoltre, l’iniziazione al meraviglioso mondo della scienza è fonte di grande soddisfazione estetica, di ispirazione per i giovani, di appagamento del desiderio di sapere e di un più profondo apprezzamento delle mirabili potenzialità e capacità della mente umana”.
Altro elemento chiave, in questo percorso di piena maturità nel rapporto tra scienza e società, è la contestualizzazione delle più significative scoperte scientifiche che non sono, e non sono mai state, separate dal flusso vertiginoso della storia, con tutte le sue inquietudini, i suoi drammi o paradossi. Così come il cammino della storia, infatti, così quello della scienza non è, per citare Musil nel suo stupendo L’uomo senza qualità, “quello di una palla da biliardo che una volta partita segue una certa traiettoria, ma somiglia al cammino di una nuvola, a quello di chi va bighellonando per le strade, e qui è sviato da un’ombra, là da un gruppo di persone o da uno strano taglio di facciate, e giunge infine in un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare. L’andamento della storia” – e aggiungerei io anche quello della scienza – “è un continuo sbandamento”.
L’ABC della scienza
Proprio per tutti questi motivi, bene ha fatto Giuseppe Mussardo, ordinario di Fisica Teorica alla Sissa, a scrivere un libro agile nella consultazione e molto divulgativo che, attraverso la storia di vita, e di genialità, di decine di scienziati riesce non solo a far percepire l’importanza delle loro scoperte e l’impatto che esse hanno avuto sulla vita di tutti noi sino ad oggi, ma soprattutto a incastonare quei grandi risultati teorici in tutta l’umanità dei loro scopritori: rivalità, tragedie, morti, soddisfazioni, competizioni, donne che si fingono uomini, il tutto svoltosi quasi esclusivamente in un occidente europeo, tranne rarissimi casi. Considerazione geografica che porta alla mia ultima riflessione.
Giuseppe Mussardo
L’alfabeto della Scienza
Edizioni Dedalo
pp. 320, Euro 16,15
“L’alfabeto della scienza”, infatti, libro edito dalla Dedalo Edizioni e in uscita proprio in questi giorni nelle librerie, tra le varie e intriganti storie che racconta, da Abel allo Zero assoluto appunto, coprendo tutte le lettere dell’alfabeto, oltre ad essere un manuale per curiosi di biografie di uomini di scienza con dotte incursioni letterarie, fa riflettere tra le righe su di una cosa: il predominio della scienza è sempre stato europeo. Sempre molto stretto è stato il rapporto tra la scienza e il vecchio continente. Solo successivamente, dalla fine della seconda guerra mondiale, si è spostato in modo deciso, dopo secoli di assoluta predominanza, negli USA e, ultimamente, nelle emergenti Cina e India che investono quantità di denaro inimmaginabili in ricerca e sviluppo, a differenza di quanto oggi si fa nel nostro continente.
Non è un caso, secondo una parte crescente di studiosi, che da quel preciso momento storico in cui la società europea si è scollata da questo rapporto simbiotico con la scienza e la tecnologia, nella nostra Europa siano cresciute sia la diffidenza verso la conoscenza che le spinte centrifughe dei nazionalismi, mettendo in crisi lo stesso concetto di solidarietà caratterizzato troppo spesso da sentimenti di ostilità e di odio, manifestazione di un’inquietudine profonda, cui si potrà far fronte solo ricercando con determinazione le nostre origini e tradizioni culturali. Leggere il libro di Mussardo, quindi, non aiuta solo a capire la storia della scienza, ma a guardare con occhi diversi il nostro presente e, chissà, il nostro possibile futuro.
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