Come reagiscono gli animali alla presenza di uno specchio? Sono in grado di capire che l’immagine non è altro che un riflesso? Dipende ovviamente dalla specie: gli scimpanzé, ad esempio, sono solitamente in grado di capire che si tratta di uno specchio e possono utilizzarlo, ad esempio, per rimuovere dello sporco dal proprio viso o per osservare parti del proprio corpo che non possono altrimenti vedere, come l’interno della loro bocca. Altri studi, ricorda il New York Times, hanno mostrato che anche i delfini, gli elefanti e le gazze ladre sono in grado di passare il cosiddetto test dello specchio, ideato da Gordon Gallup nel 1970 utilizzato dai ricercatori per misurare il livello di autoconsapevolezza di una specie. Ma come poter replicare questo test su specie il cui senso più utilizzato non è la vista, come i cani?
Tutti i padroni che hanno specchi in casa avranno infatti visto il proprio cane completamente ignorarli o reagire come se il riflesso fosse un cane sconosciuto. L’universo sensoriale dei cani è infatti perlopiù composto da odori, si tratta di un mondo dove la vista e l’aspetto delle cose non contano poi molto: in questo contesto, Alexandra Horowitz ha cercato di replicare un test dello specchio, ma basato sugli odori.
Questo tipo di ricerca non è completamente nuova, e si rifà al lavoro di Marc Bekoff, che circa 15 anni fa aveva pubblicato uno studio in cui mostrava come il suo cane, Jethro, era in grado di riconoscere il proprio odore. La prova era che Jethro era più interessato ad annusare zolle di neve in cui era presente l’urina di un altro cane che quelle marcate da lui stesso, anche se queste venivano spostate.
Horowitz e il suo team hanno ripreso questo esperimento, usando contenitori in cui erano presenti diversi odori. In alcuni era presente solamente l’urina del cane interessato, in altri l’urina di cani sconosciuti, in altri ancora l’urina del cane mescolata ad altri odori ed infine alcuni contenevano solamente un odore non familiare, e niente urina. All’esperimento hanno preso parte 36 cani, e i ricercatori hanno misurato quanto tempo ciascuno di questi passava ad annusare i vari contenitori. Dai risultati, è emerso che i cani erano poco interessati alla loro urina, leggermente interessati a quella di un altro cane, ed estremamente interessati all’odore della loro urina mescolato con un altro odore.
“Non penso che l’esperimento possa essere considerato parallelo al test dello specchio,” ha commentato Horowitz: “Tuttavia sembra essere presente l’interessamento a qualcosa che proviene dal soggetto ma è stato cambiato, come quando uno scimpanzé usa lo specchio per pulire dello sporco dal suo viso”.
Non tutti gli scienziati tuttavia concordano con il fatto che questo risultati implichi che i cani riconoscano il proprio odore: Gallup, che ha sviluppato il test, ha commentato: “Non credo che i risultati supportino le conclusioni. Presentare a un cane un odore familiare leggermente diverso attirerà sempre la sua attenzione. Lo stesso succederebbe se nel vassoio fosse contenuto l’odore del suo padrone leggermente modificato”. Ulteriori esperimenti saranno ora condotti dai ricercatori per dimostrare che i cani sono effettivamente in grado di riconoscere il proprio odore.
Riferimenti: Behavioural Processes