Arrivano da altri mondi. Sono quelle che chiamiamo specie aliene o invasive, perché non originarie (in gergo tecnico, autoctone) dei nostri ecosistemi acquativi e marini. Molluschi, crostacei e pesci (ma anche alghe, come la caulerpa taxifolia) che provengono da aree vicine o lontane del mondo e, una volta arrivati – introdotti intenzionalmente (come la vongola delle Filippine nella laguna di Venezia o il gambero della Louisiana nei corsi d’acqua in Toscana) o accidentalmente (per esempio, trasportate nelle acque di zavorra delle navi o dal biofouling che si forma sugli scafi delle barche da diporto) turbano i delicati equilibri degli ecosistemi nostrani. Secondo una recente ricerca, nel nostro territorio su 127 specie di pesci d’acqua dolce la metà è aliena. E anche in mare crescono gli avvistamenti di specie “parvenue”, dal granchio blu al pesce scorpione. Alcune si distinguono solo per dei dettagli dai loro consimili locali ma altre hanno un aspetto decisamente insolito. Ecco una parata delle creature “aliene” più bizzarre o pericolose che oggi può capitare di avvistare dalle nostre parti, nei mari, nei laghi e nei corsi d’acqua.
Alla larga dal pesce palla maculato
Avvistato nel mar Mediterraneo nel 2003 e nelle acque italiane nel 2013, il Lagocephalus sceleratus o pesce palla maculato è arrivato dal mar Rosso via Suez (migrazione lessepsiana) ed è considerato una delle specie più invasive nei nostri mari: dai primi avvistamenti nell’isola di Lampedusa, altri esemplari sono stati catturati nel canale di Sicilia e nel mar Adriatico. Si differenzia dagli altri pesci palla per la presenza di macchie scure sul dorso e una banda argentea sui fianchi. Meglio non averci a che fare: alcune parti di questo pesce (fegato, pelle e organi riproduttivi) contengono infatti una tossina (la tetradotossina) che provoca paralisi respiratoria e problemi al sistema cardiocircolatorio: non mangiatelo!
Non disturbate il granchio blu
Il Callinectes sapidus o granchio blu appartiene alla famiglia dei nuotatori (portunidi). Proveniente dall’Atlantico occidentale e dal Golfo del Messico, dagli inizi dello scorso secolo il granchio blu ha invaso circa 12 paesi del Mediterraneo: il primo avvistamento risale al 1948 a Venezia, e da allora è stato ritrovato un po’ dappertutto e recentemente sulle spiagge salentine. E’ commestibile ma attenzione ad avvicinarlo: è più aggressivo e pericoloso di un comune granchio autoctono, per la forza con cui stringe le sue chele taglienti (capaci di danneggiare le reti da pesca) e per la presenza di spine acuminate sul carapace.
Il pesce flauto, un predatore arrivato dal Canale di Suez
Anche il pesce flauto dai puntini blu (Fistularia commersonii), specie tropicale dell’oceano Indiano e Pacifico, è arrivato nel Mediterraneo dal mar Rosso, tramite il Canale di Suez: i primi avvistamenti risalgono al 2000 e oggi lo si trova ovunque. Non fatevi ingannare dall’aspetto esile ed etereo: è un predatore vorace che si nutre di piccoli pesci, crostacei e molluschi. Insieme al pesce palla maculato, è una delle specie aliene più invasive nei mari d’Europa.
Il corridore atlantico che ha preso casa a Tropea
Carapace appiattito, colore rosso-brunastro e striature azzurre. È il corridore atlantico, o Percnon gibbesi, un granchio erbivoro, ma all’occorrenza anche onnivoro, originario delle coste tropicali. Come suggerisce il suo nome, cammina molto velocemente, per poi rifugiarsi tra le rocce. Avvistato per la prima volta nell’isola di Linosa, si è poi diffuso molto rapidamente in tutto il Mediterraneo. Nel 2017 nelle acque di Zambrone, vicino a Tropea, ne è stata avvistata una grande colonia.
Chi tocca il pesce scorpione muore
Tra gli gli avvistamenti recenti c’è il più pericoloso dei pesci scorpione: il mortale Pterois Miles. Anch’esso arrivato dal mar Rosso, ha lunghe e sottili spine velenose sulle pinne pelviche, anali e dorsali, capaci di causare nelle vittime forti dolori, ma anche nausea, vomito, febbre e difficoltà respiratorie, fino alla morte. Vive nei nelle barriere coralline e nei fondali fangosi ed è stato segnalato per la prima volta in Sicilia nel 2017.
La lepre di mare si riconosce dagli anelli
Nome scientifico Aplysia dactylomela, la lepre di mare dagli anelli è un mollusco gasteropode che può arrivare a 20 cm di lunghezza. Si distingue per la colorazione gialla tempestata di anelli scuri. Diffusa nelle acque tropicali e nell’oceano Atlantico, la lepre di mare dagli anelli è stata avvistata per la prima volta nel Mediterraneo a Lampedusa nel 2003 e ora la si trova un po’ ovunque, dalle nostre coste adriatiche alla Spagna alla Libia.
Il gambero della Lousiana, un killer che scorazza per l’Italia
Si chiama Procambarus clarkii ed è un specie di gambero d’acqua dolce dal colore bruno-rossastro. Originario delle aree fluviali degli Stati Uniti e del Messico, è stato introdotto in Italia inizialmente in Toscana nel lago di Massaciuccoli, per un tentativo di commercializzazione (è commestibile), e poi si è diffuso un po’ su tutto il territorio nazionale. E’ diventato così una minaccia per tutte le specie autoctone, tanto da essere chiamato gambero killer, sia perché entra in competizione per le fonti di cibo e il territorio sia perché è un portatore sano di alcune malattie, come la peste del gambero.
Un siluro dal Danubio blu al biondo Tevere
Può arrivare anche oltre i 4 metri, anche se generalmente si ferma a 1,3-1,6 metri di lunghezza. È il siluro (Silurus glanis), un pesce d’acqua dolce europeo, originario del Danubio. Introdotto in Italia da circa mezzo secolo, si è diffuso soprattutto nel Po e nell’Adige e più recentemente è stato avvistato anche nei fiumi Adda, Volturno, Arno e Tevere. L’immissione di questo predatore notturno nelle acque italiane è fonte di forti impatti negativi sulle popolazioni autoctone.
Il persico sole che ha conquistato i nostri fiumi
Importato dal Nord America già nel XIX secolo, ha ormai conquistato i principali corsi d’acqua d’Italia, soprattutto al Centro e al Nord. È il Lepomis gibbosus (o persico sole), un pesce d’acqua dolce onnivoro e resistente al progressivo degrado ambientale, tanto che è molto facile da avvistare nel Po, nel Tevere, nell’Arno e in tutti i laghi italiani. Dalla forma rotondeggiante, presenta una livrea dai tipici colori tropicali e predilige la zona litorale. E’ commestibile ma le sue carni fibrose e la lisca spinosa nei limitano il consumo agli esemplari di maggiori dimensioni.
Il pesce gatto nero, campione di resistenza
Introdotto in Italia negli anni Cinquanta, l’Ameiurus melas, detto anche pesce gatto nero per la coppia di “baffi” (barbigli) posti ai lati del capo, è un pesce d’acqua dolce originario del Nord America. Nella pinna dorsale ha una spina velenosa e può raggiungere anche un metro di lunghezza. Onnivoro, è un pesce “spazzino” che abita sia sulle coste che nelle aree pelagiche, capace di sopravvivere in acque inquinate e poco ossigenate, e di resistere per alcune ore anche fuori dall’acqua. Insieme al gambero rosso della Louisiana ha dato un duro colpi alla fauna d’acqua dolce europea, in particolare alla tinca, di cui è competitore, e contribuito al calo della popolazione di anguille che dal mar dei Sargassi tornano a riprodursi nei nostri fiumi.
Riferimenti: Ispra
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