È ufficiale, l’Italia non avrà il suo “Lhc”: l’acceleratore SuperB in fase di progettazione a Tor Vergata non vedrà più la luce. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) lo ha reso noto in un comunicato il 28 novembre scorso. Il ministro Profumo, a colloquio con i vertici dell’istituto, ha dichiarato che il progetto non era più sostenibile economicamente. Infatti, secondo la commissione internazionale nominata dal Miur per il costing review, gli investimenti d’opera sono cresciuti da 650 milioni a circa 1 miliardo di euro.
Ma le prime indiscrezioni sull’affossamento del progetto erano già trapelate il giorno precedente sul blog del fisico Tommaso Dorigo. I timori si sono avverati e, per quanto importante, SuperB non ce l’ha fatta: i costi troppo elevati hanno fatto naufragare un acceleratore che, sulla carta, avrebbe permesso agli scienziati di studiare a fondo le collisioni dei mesoni B (vedi Galileo: SuperB, l’acceleratore italiano).
Nel 2011, il Miur aveva stanziato i primi 20 milioni di finanziamenti, promettendone altri 250 nel corso degli anni successivi. Allora, il costo totale dell’opera ammontava a 400 milioni di euro, cifra destinata ad aumentare nel corso del tempo – come riportato nei documenti ufficiali – fino alla soglia dei 650 milioni. Ed è proprio il gonfiarsi dei costi che ha allertato la commissione presieduta da Gabriele Fioni, uno dei direttori scientifici del Commissariato francese per l’energia atomica e le fonti alternative (Cea).
In sostanza, la commissione per il costing review avrebbe individuato diversi punti critici che hanno causato il nuovo, insostenibile, incremento del costo dell’opera. I principali riguarderebbero il trasferimento del sito di costruzione da Frascati al campus di Tor Vergata, più oneroso sotto il profilo delle forniture elettriche e quelle idriche, necessarie al raffreddamento dell’anello. Subito dopo, verrebbero le riformulazioni dei costi per lo scavo dei tunnel e l’acquisto di alcuni nuovi magneti non previsti nel progetto originale.
Infatti, alla realizzazione del progetto italiano avrebbe dovuto contribuire anche il Slac National Accelerate Laboratory pronto a donare parte del Pep-II, un acceleratore californiano dismesso da anni. “Sono molto amareggiato” – ha spiegato a Science David Hitlin del California Institute of Technology di Pasadena – “SuperB avrebbe aperto le porte a una scienza di prima classe, con studi unici che ora potrebbero cadere nel vuoto”.
Nonostante il blocco da parte del Miur, il CabibboLab sostiene che l’investimento non andrà perduto. Roberto Petronzio, direttore della struttura incaricata di realizzare SuperB, ha dichiarato che gli sforzi verranno ridiretti verso nuovi progetti nel campo della fisica della materia. Si parla già di un nuovo laboratorio internazionale nell’area di Frascati dotato di un altro acceleratore. A questo proposito, due commissioni si riuniranno entro il 20 dicembre per decidere dove indirizzare i 250 milioni di euro stanziati dal Miur. La soluzione verrà resa nota il prossimo gennaio e, si spera, attuata in tempi brevi. In gioco infatti non ci sono solo i mesoni B, ma anche un accordo con i partner scientifici russi siglato appena lo scorso settembre.
Credits immagine: Lnf/Infn