Sappiamo che sono grandi, grandissimi. Gli squali balena sono i pesci più grandi al mondo, ma la risposta alla domanda “quanto sono grandi?” è “dipende dal sesso”. Perché, come spesso accade nel regno animale, maschi e femmina presentano un dimorfismo sessuale in quanto a dimensioni. E a vincere per lo squalo balena sono le femmine, racconta oggi uno studio pubblicato su Frontiers in Marine Science.
Squalo balena, femmine più grandi dei maschi
La scoperta arriva dopo un lungo monitoraggio compiuto nelle acque australiane, nel reef di Ningaloo, da un team di ricercatori, che per dieci stagioni, dal 2009 al 2019, ha seguito un gruppo di quali balena. 54 in tutto, di cui sole sei femmine, identificate nelle immagini catturate dalle telecamere sott’acqua grazie ai distintivi e caratteristici per ogni individuo puntini bianchi presenti sulla pelle dei pesci. L’équipe guidata da Mark Meekan dell’Australian Institute of Marine Science ha così osservato chese è vero che i maschi crescono più in fretta, sono le femmine che tendono a raggiungere dimensioni maggiori. Nei maschi si stima che mediamente la grandezza di un esemplare sia intorno agli 8-9 metri, nelle femmine fino a 14,5 metri.
Perché le femmine sono più grandi
Il dato trova riscontro anche nelle segnalazioni di esemplari enormi che si sono susseguiti negli anni. Quasi tutti gli squali balena di grandi dimensioni avvistati in passato erano femmine. Lo era l’animale record delle specie da 18 metri. Secondo gli scienziati le femmine sono predisposte a cresce di più dei maschi per poter ospitare anche gravidanze impegnative, come fu per l’animale identificato nel 1996 che portava in grembo circa 300 cuccioli. “Si tratta di un numero notevole – ha commentato Keekan – la maggior parte degli squali femmina porta tra due e dodici cuccioli. Queste femmine giganti diventano probabilmente così grandi perché hanno bisogno di ospitare una gran quantità di cuccioli”. Se gli animali più grandi mai avvistati sono per lo più femmine, sono i maschi a dominare nelle incursioni in prossimità delle coste, e non a caso secondo quanto emerso dallo studio, riprende Keekan: “Si riuniscono per sfruttare l’abbondanza di cibo così che possano mantenere i loro tassi di crescita elevati”.
Oltre che a comprendere l’ecologia di questi animali, far luce sulle loro dimensioni, su come diventano grandi, potrebbe aiutare anche a proteggere meglio questi animali, considerati dal 2016 in pericolo, concludono gli autori.
Riferimenti: Frontiers in Marine Science