Sta per arrivare la rete 5G. Quali rischi per la salute?

rete 5G

La rete 5G è la rete di nuova generazione che rappresenta l’evoluzione dell’attuale 4G LTE in uso oggi. Con velocità maggiori nel trasferimento dei dati, dispositivi sempre connessi (che non devono sempre passare da wi-fi a rete mobile), fino al cosiddetto internet delle cose (Internet of things – l’estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi fisici), la rete 5G promette di rivoluzionare la telefonia mobile. La sperimentazione tecnica è già partita in cinque città italiane (Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera) e se tutto procede come previsto, la rete 5G dovrebbe entrare in vigore nel prossimo triennio. Tuttavia, accanto ai vantaggi indiscussi di un sistema più potente e avanzato, sono sorti timori e perplessità. E si è aperto un ampio dibattito, a livello scientifico e a livello pubblico, sugli eventuali rischi per la salute. Proviamo a fare chiarezza.

Rete 5G, l’appello per fermarla

Alcuni parlamentari, ma anche cittadini, associazioni e scienziati, fra cui molti italiani, chiedono di fermare la diffusione della rete 5G. Per farlo hanno anche firmato un appello internazionale, indirizzato all’Onu, all’Oms, all’Unione Europea, al Consiglio d’Europa e ai governi di tutte le nazioni. I dubbi riguardano il fatto che la rete 5G utilizza frequenze del campo elettromagnetico più elevate rispetto al 4G. Col 5G, infatti, si va da 3 GHz a 30 GHz (GigaHertz, unità di misura della frequenza), mentre il 4G arrivava a circa 2,6 GHz – e il vecchio Gsm (lo standard di seconda generazione) a 1,8 GHz. Come si legge nell’appello col 5G, secondo i firmatari in questo modo aumenterebbe in maniera importante l’esposizione alle radiofrequenze che potrebbe causare “effetti gravi e irreversibili sulla salute delle persone e per l’ambiente”. Ma i dubbi sono davvero giustificati?

Non ci sono studi sulla rete 5G

Prima del 5G, ci sono stati, in ordine, il 2G, ovvero il Gsm , il 3G (Cdma) di terza generazione e infine il 4g (LTE), in uso attualmente. Attualmente non ci sono studi e ricerche sufficienti sull’esposizione alla tecnologia 5G. “Questo accade sempre quando si introduce una nuova rete di telefonia mobile”, sottolinea Alessandro Vittorio Polichetti, primo ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità, al Centro nazionale per la protezione dalle radiazioni, “ed è avvenuto anche quando è entrato il vigore il 4G e le precedenti tecnologie. Ad oggi non ci sono evidenze e motivi particolari per pensare che la rete 5G sia più pericolosa di quelle in uso. Ovviamente questo non significa che l’argomento non debba essere studiato e approfondito”. Ma una cosa è certa, prosegue l’esperto: la nuova tecnologia è ampiamente al di sotto dei limiti per l’esposizione ai campi elettromagnetici. I limiti sono stabiliti dalle normative, in particolare dalla Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 12 luglio 1999.

Il legame fra cellulari e tumori

Per ora i timori risultano infondati, secondo il ricercatore. Ma le preoccupazioni nascono anche dall’ipotesi di un legame fra uso del cellulare e tumori cerebrali. Questo collegamento è stato spesso analizzato dai ricercatori, con risultati limitati o contrastanti. “Intanto”, sottolinea Polichetti, “è bene precisare che gli studi svolti finora riguardano tecnologie precedenti, soprattutto il 2G (il Gsm) e il 3G, differenti rispetto al 5G”.

In questo ambito, due ricerche, una dell’Istituto Ramazzini onlus di Bologna e l’altra del National Toxichology Program (Ntp) statunitense, hanno messo in luce un aumento significativo di alcuni tumori della testa e del cuore nei ratti e nei topi. “Questi studi hanno però delle limitazioni”, ricorda Polichetti, “ad esempio il fatto che siano su animali – nel caso dell’Ntp solo su ratti maschi – e che l’esposizione ai campi sia su tutto il corpo dell’animale e molto più elevata di quella usuale [alta esposizione per numerose ore al giorno su tutto il corpo, protratta per anni ndr]”.

Gli studi sull’essere umano

Se sugli animali ci sono varie indagini sull’esposizione alle radiofrequenze, sull’essere umano ce ne sono pochi. “E sono nella maggior parte dei casi ‘studi caso controllo‘, ovvero retrospettivi”, spiega Polichetti, “in cui cioè si mettono a confronto persone sane con individui che già hanno un tumore e a cui vengono chieste informazioni sul loro uso passato del cellulare”. In vari casi, prosegue il ricercatore, non si è evidenziato alcun collegamento.

Cellulari e tumori, lo studio Interphone

Ma c’è qualche indagine che all’inizio degli anni 2000 – quando ancora era possibile un paragone reale con chi non aveva mai utilizzato un cellulare – che ha trovato un’associazione fra uso del telefono mobile e alcuni tipi di cancro. “In particolare, lo studio Interphone ha messo in luce una correlazione statistica fra utilizzo del telefono e aumento dei casi di glioma e il neurinoma del nervo acustico (quest’ultimo benigno)”, aggiunge l’esperto. “Tuttavia non è possibile stabilire con certezza se c’è effettivamente una causalità oppure se l’effetto è dovuto a fattori confondenti, come il fatto che l’analisi si basa su informazioni riferite dai partecipanti”. Mettendo insieme i dati, lo Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato le radiofrequenze emesse dai cellulari nella classe 2B, ovvero come possibili – e non probabili o certi – cancerogeni.

Dal 4G alla rete 5G

Tornando alla rete 5G, ancora non ci sono studi significativi su animali o sull’essere umano. “Il timore più frequente”, specifica Polichetti, “riguarda il fatto che le frequenze sono più alte, con lunghezze d’onda ridotte e onde cosiddette millimetriche. In tal senso è bene sottolineare che gli effetti termici e connessi all’assorbimento dell’energia elettromagnetica a queste frequenze e lunghezze d’onda sono già accertati e non pongono alcun tipo di preoccupazione”.

Altra questione sollevata: le radiazioni con una così bassa lunghezza d’onda sono più facilmente assorbite da pareti e ostacoli. In questo modo è necessario installare un maggior numero di antenne. “Ma è un falso problema – commenta il ricercatore – dato che le antenne dovranno essere di più proprio perché avranno una potenza minore. E questo è una garanzia del fatto che l’esposizione ai campi elettromagnetici è inferiore anche rispetto ai sistemi precedenti”.

Per ora non ci sono timori

Per il momento non c’è motivo da preoccuparsi, secondo l’esperto. “Certamente questo non esclude la possibilità e la necessità di approfondire l’argomento”, conclude Polichetti, “per capire meglio quali potrebbero essere i reali effetti del 5G sulla salute. Anche se per il momento non ci sono ragioni che sostengano i timori, come non ce ne erano in passato quando sono state installate le altre tecnologie”.

7 Commenti

  1. Quando gli italiani bevevano il vino del contadino, nei cibi non c’erano conservanti, si cucinava con il carbone, non esistevano le automobili, la durata della vita per il popolo non superava i 40 anni, oggi abbiamo circa 1.400 ultracentenari.

    • Cesare Zaccaria la scienza è andava avanti nuove cure, ma questo non significa che inquinare distruggere l’ambiente faccia bene alla salute.

      • Si può progredire senza distruggere ed in maniera umana. Ma quando si mette il profitto selvaggio prima di tutto, non è progresso ma avidità.

    • Queste affermazioni sono talmente semplicistiche che non meriterebbero una risposta. Se tu avessi avuto in casa persone malate di tumore a causa di esposizione ad agenti cancerogeni non ragioneresti così. Il progresso nella medicina, farmaci, interventi a tutela della salute, prevenzione, stile di vita hanno portato ad un allungamento della vita media. Le statistiche riferite al passato invece comprendevano oltre che le già citate malattie, anche patologie pediatriche molto impattanti, in questa area il progresso nelle diagnosi e terapie precoci ha determinato una drastica variazione della mortalità. Se è per quello anche al tempo dei Romani la vita media era di circa 40 anni, ma anche perchè morivano in guerra.

  2. Un minor utilizzo del cellulare a vantaggio dell’uso del PC potrebbe essere utile per minimizzare l’eventuale effetto delle onde elettromagnetiche direttamente alla testa?

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