“Tutte le osservazioni disponibili dimostrano che le speranze riposte nella cosiddetta cura Vannoni sono in realtà illusioni – e non si deve mai confondere la realtà con l’illusione”. Così Luigi Pagliaro, vicepresidente del Comitato di Bioetica della Regione Sicilia, riassume senza troppi giri di parole il motivo del no alle terapie con le cellule di Stamina Foundation. Il comitato, infatti, ha espresso all’unanimità parere negativo in merito alla proposta di legge per l’applicazione del cosiddetto “metodo Vannoni”, la discussa cura a base di cellule staminali mesenchimali, in Sicilia. La lettera di Pagliaro è indirizzata ai pazienti e ai famigliari dei pazienti. Perché è a loro, prima di ciascun altro, che le istituzioni devono spiegare in modo chiaro per quale motivo non si può ritenere affidabile una “terapia” non suffragata da alcuna evidenza scientifica – almeno per ora – e di cui lo stesso Vannoni ha candidamente confessato di “non conoscere i meccanismi” (vedi Galileo: Stamina, Vannoni presenta i risultati).
Alla decisione del Comitato di Bioetica ha anche partecipato Barbon Galluppi, la rappresentante per l’Italia dell’Eurordis, associazione che riunisce miloni di pazienti europei con malattie rare: “Tutti noi siamo sensibili alla sofferenza e al dolore rinnovati ogni giorno di chi è vittima di una malattia non curabile o imperfettamente curabile ad andamento sfavorevole, o dei familiari di bambini in queste condizioni”, scrive Pagliaro. “Comprendiamo anche come pazienti e familiari […] possano essere indotti a credere nella cosiddetta cura Vannoni dela Stamina Foundation, che con la falsa promessa di risultati utili e per scopi non chiari sottopone i pazienti e rischi ulteriori (per esempio, più sequenze di punture lombari)”. Le ragioni della bocciatura, tra l’altro, sono di carattere squisitamente scientifico e non riguardano i presupposti giuridico-normativi della terapia – che, comunque, fa notare di sfuggita il comitato, “non supportano la proposta”.
La prima problematica riguarda la preparazione delle cellule, “tale che esse non possono funzionare per la cura delle malattie nelle quali secondo Vannoni sarebbero efficaci”, come hanno fatto notare tutti gli esperti internazionali che si occupano di staminali. Anche perché, per ammissione dello stesso Vannoni, Stamina non ha un protocollo né un metodo standardizzato per la coltura (“Il Ministero della Salute ci chiede un protocollo standard, ma Stamina ha una tecnica diversa”, aveva raccontato a luglio in un’intervista a Wired.it). Ma non si tratta solo di questo. Vannoni sostiene che, nei pazienti che hanno ricevuto le infusioni di cellule preparate secondo la loro metodica, le malattie sono migliorate o si sono arrestate. C’è qualche scienziato indipendente che possa confermarlo? Finora, no. “Quando queste affermazioni sono state verificate dai medici che avevano in cura i pazienti si sono rivelate non vere, e le cartelle dell’ospedale di Brescia non consentono giudizi sulla sicurezza e sull’efficacia della procedura. Modesti miglioramenti qualche volta raccontati possono rientrare in variazioni di decorso delle malattie, e restano aneddoti senza carattere di prove”. In sostanza, l’evidenza aneddotica di un miglioramento, da sola, non basta a dimostrare che una terapia sia davvero efficace.
Tra l’altro, continuano gli esperti del Comitato di Bioetica, Vannoni non ha mai pubblicato su riviste peer-reviewed alcun lavoro scientifico che descriva il carattere della sua “cura” (l’unico documento disponibile è una richiesta di brevetto presentata e poi ritirata, che tra l’altro poi si scoprì parzialmente plagiata dal lavoro di un gruppo di ricerca russo): “Questa è forse la prova più convincente della inverosimiglianza delle osservazioni circa l’efficacia della loro “cura”. Perché se la “cura” fosse davvero efficace sarebbe incomprensibile come mai i suoi inventori non sentano il dovere etico di renderla nota e fruibile per i malati di tutto il mondo”, scrive Pagliaro.
Gli scienziati ricordano comunque che la ricerca sulle cellule staminali è indispensabile e promettente. E deve andare avanti. Ma “quella vera, condotta da scienziati veri”, che “un giorno potrà offrire speranze concrete a tanti ammalati”. E concludono ribadendo con forza il loro no “a procedure e metodi senza base logica e scientifica”, il che “non significa chiudere la porta a una speranza, ma a una illusione. È invece un atto di rispetto e tutela per le persone che non hanno valide alternative di cura perché il ricorso a rimedi magici li esporrebbe a sicure inutili sofferenze che si aggiungerebbero alla sofferenza della malattia”.
Credits immagine: Science and Plants for School/Flickr
Ormai non si tratta di scienza o pseudoscienza si tratta solo di una religione e se gli stregoni di roma dicono che non sà da fare …basta pagare pochi de fi c e nt i e il resto si accoda per timore di ritorsioni m af io s e …la scienza = farmindustria = n az i s mo .