Mauro Ferrari è lo scienziato italiano di fama internazionale a capo del nuovo comitato scientifico che dovrà esprimere un nuovo giudizio in merito al metodo Stamina, dopo la bocciatura del vecchio pool di esperti da parte del Tar in seguito al ricorso di Vannoni. Ma a quasi un mese dall’annuncio del nuovo comitato, non è ancora stato nominato. Perché? Cosa ritarda, ancora, la valutazione del discusso trattamento?
A bloccare, forse, le attività del nuovo gruppo di esperti, scrive oggi La Stampa, potrebbe essere un possibile conflitto di interesse che pesa sulla figura proprio di Mauro Ferrari, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston e della Alliance for NanoHealth, che raggiunto da Wired precisa: “al momento non ho nessun incarico perché non c’è il decreto firmato per la mia nomina”.
Se infatti la scelta dei componenti è caduta su scienziati ritenuti imparziali e che non si erano mai espressi in merito al caso Stamina – l’imparzialità degli scienziati del primo comitato era proprio la critica mossa da Vannoni nel far ricorso al Tar e lo stesso Ferrari ci ha infatti raccontato che “non ho maturato alcuna posizione sull’operato della Stamina Foundation” – non convincerebbe comunque del tutto neanche il nuovo pool di esperti. A far discutere oggi è il legame di Ferrari con alcune aziende biomediche coinvolte nello sviluppo di trattamenti a base di terapie cellulari, rilascio di farmaci e contro malattie rare, come la Arrow Head Research e la Nanomedical Systems di Austin.
Ferrari, laurea in matematica all’Università di Padova e PhD in ingegneria meccanica a Berkeley ed esperto di nanotecnologie, è chiamato insieme ai colleghi a valutare il protocollo presentato da Stamina e non la terapia, sebbene abbia da subito dichiarato di voler sentire tutti i protagonisti di questa storia, dalle famiglie ai medici curanti, ribadendoci come “non si possa fare scienza se non si hanno tutti i dati”, e ancora: “Non ho mai negato interviste a nessuno e penso che in medicina si debba essere il più aperti possibile. I principi guida del mio lavoro sono sempre stati il dovere di informarmi in maniera indipendente, il rigore scientifico e la compassione verso chi soffre. Ma soprattutto guardare alle persone con uno sguardo positivo e senza pregiudizi”.
Ma se per lo scienziato non è chiaro se le sue collaborazioni con aziende biomediche siano incompatibili con il proprio incarico, meno dubbiosi sono istituzioni e scienziati. L’Aifa, fa sapere La Stampa, avrebbe già espresso il parere di incompatibilità per conflitto di interessi, e anche per Paolo Bianco della Sapienza di Roma la scelta di Ferrari andrebbe riconsiderata: non avrebbe le competenze per giudicare Stamina, come riferisce Repubblica.it: “Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin dovrebbe riconsiderare la sua scelta. Matematico e ingegnere, oltre che imprenditore biotech, il professor Ferrari non ha competenza scientifica in materia di staminali mesenchimali o di malattie neurologiche, né ha titolo per visitare pazienti o esaminare cartelle cliniche”. Ma Ferrari, lo ricordiamo, negli Usa presiede un istituto con 16mila dipendenti, 4mila pazienti e dove sono in corso circa 400 protocolli di sperimentazione, e si occupa principalmente di biomeccanica, bioingegneria, biomateriali e micro e nanotecnologie.
Via: Wired.it
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