“Miglioramenti e assenza di effetti collaterali” per 32 dei 34 pazienti cui finora sono state somministrate le infusioni del dibattuto metodo Stamina, la “ricetta” a base di cellule staminali mesenchimali messa a punto da Stamina Foundation, l’onlus diretta da Davide Vannoni e Marino Andolina. I due lo hanno dichiarato pubblicamente oggi, nel corso di una conferenza stampa, lamentando tra l’altro il fatto che gli Spedali Civili di Brescia, che hanno in cura i pazienti come imposto dalla decisione del Tar, non li avrebbero seguiti adeguatamente dopo le infusioni: “Le cartelle cliniche di Brescia sono diventate molto incomplete dopo il blocco dell’Aifa”, ha spiegato lo psicologo. “Un ospedale pubblico dovrebbe valutare in modo sistematico tutti i pazienti. E non lo stanno facendo”. In ogni caso, continuano Vannoni e Andolina, Stamina ha monitorato i malati prima, durante e dopo la cura ed è in grado di affermare che le patologie si sono arrestate o in alcuni casi addirittura regredite, migliorando la qualità di vita dei pazienti.
Le tesi di Vannoni e Andolina sono state suffragate dal parere di un medico, Massimo Sher, che ha illustrato punto per punto i miglioramenti conseguiti per ciascuna delle malattie neurodegenerative (leucodistrofia metacromatica, malattia di Niemann-Pick, paralisi cerebrale infantile, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, malattia di Sandhoff, sclerosi laterale amiotrofica, Sma1 e Sma3) dei pazienti in cura. Nonostante la relazione di Sher parli diffusamente di “quadri clinici notevolmente stabilizzati” e “mancanza di effetti collaterali come febbre, nausea e macchie sulla pelle”, e nonostante i video proposti da Vannoni, sull’intera vicenda aleggiano ancora parecchi dubbi. A cominciare dallo stesso Sher. È stato presentato come neurologo da Vannoni e Andolina, ma la sua scheda anagrafica su Fnomceo (Federazione Nazionale Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri) non riporta questa specializzazione, classificandolo come “medico psicoterapeuta”. E, comunque, anche se presentato come “esperto indipendente” da Vannoni, è da rimarcare che la consulenza di Sher è stata pagata da un’associazione di pazienti, come pubblicamente dichiarato durante la conferenza stampa.
Tra l’altro, non è stato possibile visionare le “vere” cartelle cliniche dei pazienti, né sapere di preciso a quali esami strumentali si siano sottoposti per confermare i miglioramenti dichiarati (Vannoni, interrogato in proposito, ha accennato a elettromiografie, elettrocardiogrammi ed ecografie, ma non ha fornito alcun dato numerico). Circostanze quantomeno bizzarre, per un evento in cui Vannoni aveva promesso di presentare i risultati che avrebbero dovuto convincere una volta per tutte i tanti detrattori del suo metodo. In ogni caso, Stamina ha assicurato che le cartelle cliniche “ci sono” e che verranno presto rese disponibili.
Vannoni, d’altronde, l’aveva anticipato all’inizio della conferenza stampa: “I risultati che presentiamo non fanno parte di alcuna ricerca scientifica. Non sono dati organizzati come quelli di una sperimentazione”. Salvo, qualche minuto dopo bollare come “antiscientifico” il comitato di esperti nominati dal Ministero della salute, quelli che hanno bocciato l’avvio della sperimentazione con il metodo Stamina. Di cui, per inciso, non si conosce ancora alcun dettaglio. Perché, è da ricordare, il duo Vannoni-Andolina non ha ancora reso pubblici i protocolli né pubblicato alcun lavoro in merito, come avviene nel resto della comunità scientifica. “Sappiamo che il nostro metodo funziona”, ha concluso Vannoni, “ma ammetto che non ne conosciamo ancora i meccanismi. Invitiamo gli altri ad applicarsi per aiutarci a comprenderli”. Ma, viene da chiedersi, spetta davvero agli “altri” occuparsene?
Credits immagine: Science and Plants for School/Flickr