Staminali per ricostruire la vagina

Ricostruire in vitro una mucosa vaginale a partire da cellule staminali autologhe. È quanto hanno fatto i ricercatori del Policlinico Umberto I di Roma, che per la prima volta sono riusciti a trapiantare il tessuto così ottenuto in una donna di 28 anni affetta dalla sindrome di Mayer-von Rokitansky-Kuster Hauser. Il lavoro, presentato oggi in una conferenza stampa a un anno di distanza dal primo intervento e in occasione del secondo, è in fase di pubblicazione sulla rivista Human Reproduction.

La sindrome di Mayer-von Rokitansky-Kuster Hauser comporta gravi anomalie di sviluppo agli organi riproduttivo-genitali. Le persone che nascono con questa patologia, e che secondo le casistiche ospedaliere sono una su oltre 20 mila, presentano uno sviluppo incompleto dell’organo sessuale fino a una totale assenza della vagina, con conseguenti problemi di amenorrea e impossibilità ad avere rapporti sessuali. Se fino a oggi c’era scarso accordo tra gli scienziati sul materiale biologico da utilizzare per la ricostruzione della neovagina, i risultati ottenuti al Policlinico attraverso l’uso delle staminali autologhe aprono a una reale possibilità di cura per queste pazienti.

Nella prima fase della ricerca, condotta da Cinzia Marchese, direttrice del laboratorio di Biotecnologie cellulari del Policlinico, le staminali prelevate dalla paziente sono state coltivate in vitro per 15 giorni. Una volta ottenuto un lembo di mucosa di poco più di tre decimetri quadrati si è proceduto con l’impianto, effettuato dal team di Pierluigi Benedetti Panici, del reparto di Ginecologia e ostetricia dell’Umberto I. L’intervento ha dato buoni risultati: l’attecchimento del tessuto è stato del 99 per cento a sette giorni dall’intervento e a un mese di distanza la paziente presentava una mucosa e un canale vaginale normali. (r.p.)

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