Vi sentite stressati? Allora tenete d’occhio il vostro Dna. Il suggerimento arriva da due studi apparsi su Nature: gli autori hanno individuato i meccanismi genetici con cui lo stress agisce sulla molecola a doppia elica, modificando il funzionamento di geni e proteine e portando, talvolta, a sviluppare malattie come la depressione o a stimolare l’invecchiamento precoce. La conclusione cui arrivano gli autori non suona nuova: uno stile di vita rilassato e lontano dalle ansie quotidiane si riflette in uno stato di salute migliore.
I meccanismi con cui lo stress agisce sui geni sono oggetto di indagine da parecchi anni. La prima dimostrazione viene dal lavoro di Elisabeth Blackburn, autrice del primo studio nonché vincitrice del premio Nobel per la Medicina nel 2009: la ricercatrice americana ha studiato i telomeri – ossia le estremità dei cromosomi – di alcune donne con figli. Scoprendo che nelle mamme di bambini affetti da malattie croniche, i telomeri sono più corti di quelli delle madri di bimbi sani. Da tempo sappiamo che l’accorciamento di queste estremità è un fenomeno legato al progredire dell’età: ora gli studi della ricercatrice mostrano come le donne più stressate, cioè che hanno passato più tempo ad accudire i figli malati, siano invecchiate più velocemente rispetto alle altre. O meglio: i loro telomeri mostrano un grado di usura paragonabile a quello di donne con dieci anni di più. Non solo: avere telomeri più corti aumenta di tre volte il rischio di contrarre tumori, per esempio al pancreas, e raddoppia quello di sviluppare demenza senile in età avanzata.
Nel caso delle malattie mentali, sebbene l’associazione con lo stress sia ben riconosciuta, i meccanismi molecolari rimangono ancora oscuri. “I disturbi psicologici come la depressione e l’ansia sono in aumento nella società moderna caratterizzata da elevati livelli di stress cronico”, spiega su Nature Eric Nestler, ricercatore presso la Mount Sinai School of Medicine di New York. Per capire il nesso biologico tra stress e malattie psicologiche, Nestler e i suoi collaboratori hanno analizzato i marcatori genetici del cervello di topi sottoposti a situazioni di stress cronico (per esempio la presenza nella stessa gabbia di un animale aggressivo), che sono risultati essere diversi rispetto a quelli degli animali meno stressati.
“L’effetto dello stress sulla salute dell’individuo è misurabile in termini non solo personali ma anche economici”, conclude Blackburn . “Per questo motivo, attuare programmi sociali per alleviare potenziali situazioni stressanti per la popolazione dovrebbe essere un obiettivo prioritario. Dato che gli effetti dello stress iniziano già durante l’infanzia e si acuiscono nell’età adulta, i programmi di miglioramento delle condizioni di vita dovrebbero essere rivolti soprattutto ai bambini nelle prime fasi dello sviluppo, come suggerisce anche l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). In questo modo, si potrebbe ridurre l’impatto di patologie cardiovascolari, diabete e disturbi psicologici, e di conseguenza il costo sul sistema nazionale”.
Via: Wired.it
Riferimenti: Nature doi:10.1038/490171a; doi:10.1038/490169a
Credits immagine: Phil and Pam/ Flickr