Con l’invecchiamento la memoria tende a diminuire, ma non per tutti. Esistono infatti i super ager, persone di età superiore ad ottanta anni con una memoria che può essere paragonata a quella di individui venti o trenta anni più giovani. Come ci riescono? Merito di neuroni più grandi e più sani in una particolare area del cervello, fondamentale per il funzionamento della nostra memoria. A rivelarlo è uno studio della Northwestern University di Chicago, pubblicato su The Journal of Neuroscience.
L’area indagata dai ricercatori americani è definita corteccia entorinale (ERC), ed è un network cerebrale direttamente collegato all’ippocampo, ritenuto fondamentale per tutti i processi associati alla memoria episodica, auto biografica e spaziale. L’ERC comprende sei strati di neuroni impilati uno sopra l’altro, il secondo dei quali ha un ruolo cruciale in quanto riceve informazioni dagli altri centri di memoria e la ridistribuisce nel nostro cervello.
Nel corso dell’invecchiamento, questa area del cervello è particolarmente sensibile alla formazione dei grovigli neurofibrillari (NFT), una delle principali alterazioni riscontrabili nella malattia di Alzheimer causata da un accumulo di proteina tau, che determina l’interruzione del sistema di trasporto tra le cellule e la comunicazione tra i neuroni.
Gli scienziati dell’Università di Feinberg hanno analizzato le dimensioni dei neuroni dell’ERC in campioni post-mortem di super ager, che hanno poi confrontato con i cervelli di sette anziani definiti normali, ovvero con funzioni cognitive medie, sei giovani adulti sani e cinque soggetti affetti da decadimento cognitivo lieve amnestetico.
Per ogni partecipante sono stati misurati i neuroni del secondo, terzo e quinto strato della corteccia entorinale. Le analisi sono state condotte utilizzando software di analisi di immagini.
Tutti i partecipanti allo studio non avevano avuto disturbi neurologici o malattie psichiatriche.
Dai risultati emerge che i super ager hanno neuroni più grandi e più sani nella corteccia entorinale rispetto a tutti i campioni presi in esame, l’ippocampo e l’ERC mostrano una bassa o intermedia densità di grovigli neurofibrillari e una maggiore densità dei neuroni di Van economo, neuroni da cui dipendono abilità cognitive ed emotive che determinano il modo in cui il cervello deve agire ed elaborano i pensieri.
Nei super ager quindi i neuroni del secondo strato dell’ERC resistono alla formazione dei grovigli e si ipotizza che neuroni più grandi fossero presenti “da sempre”, dalla nascita e si sono mantenuti strutturalmente per tutta la vita.
Resta però da capire se i neuroni di queste persone sono resistenti alla degenerazione neurofibrillare, o se il loro numero e le loro dimensioni anomale li rendano invece particolarmente resilienti alla formazione dei grovigli di proteina tau. Per farlo, serviranno nuovi studi con un range più ampio di campioni super ager che predano in esame i meccanismi dei neuroni, degli assoni e l’integrità delle sinapsi.
Riferimenti: The Journal of Neuroscience