I delfini dormono con metà cervello per volta e possono nuotare durante il sonno fin dal primo giorno di vita. Non solo: il loro ritmo sonno-veglia è molto simile a quella degli altri mammiferi (essere umano compreso) nonostante abbiano un meccanismo tanto diverso. La ricerca, pubblicata recentemente su Nature, è stata condotta nel corso di dieci anni dal biologo Guido Gnone, coordinatore scientifico presso l’Acquario di Genova.
Dormire con metà cervello vuol dire che nello stesso momento in cui un emisfero presenta le caratteristiche onde elettroencefalografiche del sonno, l’altro presenta quelle tipiche della veglia. Durante il sonno uniemisferico, l’occhio che corrisponde alla parte sveglia rimane aperto. Insieme a questo caratteristica (non escluva dei mammiferi marini), i delfini hanno evoluto una serie di altri meccanismi che sarebbero incompatibili con la perdita del tono muscolare e dei riflessi, tipiche del sonno della maggior parte degli altri animali. Per fare un esempio, l’apertura dello sfiatatoio (il naso) è comandata da un muscolo volontario e per respirare devono risalire o mantenere il corpo a pelo d’acqua. La scorsa estate, sempre su Nature, era apparso uno studio condotto da ricercatori russi e statunitensi guidati da Oleg Lyamin, secondo cui i delfini appena nati dormono molto poco e la quantità di sonno aumenta durante la crescita. Se così fosse, i delfini rappresenterebbero un caso unico e in controtendenza rispetto a tutti gli altri mammiferi e la teoria sul significato del sonno nell’apprendimento e nel consolidamento delle esperienze potrebbe essere messa seriamente in discussione. Per stabilire se l’animale si trovasse nello stato di sonno, i ricercatori avevano considerato solo alcuni parametri, quali la sosta in superficie (rest at surface) e la contemporanea chiusura di un occhio. In realtà, si sa che i delfini possono dormire anche mentre nuotano (rest swimming). Inoltre, dal momento che i neonati non sono in grado di controllare il proprio corpo e rimanere fermi e in equilibrio a pelo d’acqua fino a circa tre mesi dalla nascita, se dormono lo devono fare nuotando. Questo è esattamente quello che i ricercatori dell’Acquario di Genova hanno trovato. Osservando una coppia madre-piccolo nel corso di un intero anno di vita e comparando i comportamenti associati al sonno con quelli di altre due coppie di animali adulti, sono arrivati a conclusioni opposte a quelle dei loro colleghi russi e americani. Il piccolo è stato monitorato per cicli di 24 ore consecutive dalla nascita al compimento di un anno. Si è visto che non solo dorme nuotando (e lo fa dal primo giorno di vita), ma il suo sonno è molto disodinato e frammentato in periodi brevi, esattamente come quello di altre specie, tra cui l’essere umano. Gli occhi (e quindi gli emisferi) si alternano così che il sonno risulta equamente distribuito tra le due parti del cervello.In linea con gli altri mammiferi, nell’arco di un anno, il tempo speso per dormire diminuisce, passando da dodici a otto ore al giorno e si concentra in pochi lunghi periodi. “Nel rest swimming – spiega Guido Gnone – due individui nuotano in coppia in perfetta sincronia e si ricrea la formazione madre-cucciolo. Al contrario di quello che ci si potrebbe aspettare, l’occhio che rimane aperto è quello rivolto verso il compagno, mentre è chiuso quello rivolto verso l’esterno. In questo modo riescono a coordinarsi e a monitorare tutto l’ambiente un po’ come fossero un unico individuo sveglio. In questi animali il sonno si è evoluto parallelamente a un comportamento sociale”.