Attualmente sono circa 4,5 milioni. Ma entro il 2010 potrebbero diventare 17 milioni. Sono i dipendenti europei che lavorano da casa per via telematica e che da qualche giorno sono più tutelati. Lo scorso 16 luglio, infatti, è stato firmato l’accordo che estende a tutti i telelavoratori europei il quadro di garanzie e di tutele applicato ai loro colleghi che svolgono l’attività negli uffici o nelle fabbriche. Autori dell’intesa, siglata sotto gli occhi della Commissione europea, sono stati l’Associazione europea dei datori di lavoro (Unice) e la Confederazione dei sindacati europei (Ces), che hanno approvato il testo all’unanimità.Secondo Wim Bergens, portavoce della Ces, “si tratta di un passo importante in direzione di una maggiore garanzia di una categoria di lavoratori nuova e in continuo sviluppo. L’accordo permetterà di evitare ogni possibile forma di abuso, regolando il tempo e le condizioni dell’attività svolta da casa per via telematica. Il fatto di affidare la sua applicazione e sorveglianza ai partner sociali è un’importante conferma del fatto che questi sono ormai in grado di svolgere pienamente tale ruolo”. Sempre secondo la Ces, infatti, “il fatto che per la prima volta l’applicazione dell’intesa sia affidata agli attori sociali e non a un testo di legge è il chiaro segnale che stiamo andando verso un nuovo terreno, che offre nuove opportunità e nuove sfide”. L’intesa siglata riguarderà molte persone. In Italia, per esempio, circa il 4 per cento dei dipendenti telelavora. In Europa, invece, se si considerano anche gli indipendenti (impegnati soprattutto in attività di free-lancing, consulenza o progettazione nel settore high tech) l’esercito del telelavoro supera attualmente la soglia dei 10 milioni di addetti. La maggior concentrazione si registra nei Paesi scandinavi e in Gran Bretagna, dove in media una lavoratore su dieci svolge la propria attività da casa al computer.Ma quali sono i termini dell’accordo? Il documento sottoscritto a Bruxelles prevede che “nell’arco dei prossimi tre anni le parti sociali assicurino l’attuazione delle misure in tutti gli Stati membri”. Il nuovo regime si applicherà a tutti i lavoratori dipendenti, qualunque sia la durata del loro contratto, che svolgono la propria attività fuori dalla sede dell’impresa tramite attrezzature telematiche. A questi sarà esteso l’intero regime di diritti sociali, sanitari, di carriera e di sicurezza in vigore per i dipendenti attivi in sede. In particolare, il datore di lavoro sarà responsabile della salute e della sicurezza del “dipendente telematico” quando questi è di fronte al computer. Inoltre il “telelavoratore” non dovrà più utilizzare strumenti suoi per svolgere l’attività: l’azienda è obbligata a fornirgli tutto ciò di cui ha bisogno. Ma c’è di più. I telelavoratori potranno iscriversi ai sindacati e, si legge nel testo, “non dovrà essere posto alcun ostacolo di comunicazione tra il dipendente e i suoi rappresentanti”. Infine le opportunità di fare carriera e quelle di frequentare corsi di formazione dovranno essere le stesse per tutti i lavoratori, sia quelli in sede che quelli a casa.“Abbiamo adottato uno strumento flessibile e adeguato”, ha commentato il presidente dell’Unice, Geroges Jacobs, “che tutela sia coloro che vengono assunti direttamente per svolgere attività di telelavoro, sia i dipendenti che nel corso della loro carriera sceglieranno o saranno chiamati ad adeguarsi a questa nuova importante area del mondo del lavoro”. Per la commissaria Ue all’occupazione, Anna Diamatopoulou, “si tratta di un accordo di fondamentale importanza, che apre la strada a un rafforzamento del dialogo sociale, offrendo allo stesso tempo maggiori garanzie ai lavoratori e maggiore flessibilità al mondo delle imprese”.