Sempre più neri, sempre più a rischio. E’ quanto affermano le analisi delle immagini satellitari collezionate in più di vent’anni da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano per i ghiacciai dello Stelvio. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Global and Planetary Change e potranno aiutare gli esperti a capire come prevedere e rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici.
Annerimento dei ghiacciai, di cosa parliamo
Quando si parla di annerimento dei ghiacciai (glacier darkening) ci si riferisce alla diminuzione della sua albedo, una misura utilizzata per stimare la capacità di una superficie – ghiaccio in questo caso – di riflettere la radiazione solare. Dipende da quanto è chiara o scura è la superficie in questione. La neve, bianca, ha un valore di albedo elevato, le rocce di contro, essendo generalmente scure o comunque più scure, no. Nel loro studio il team di scienziati guidati da Davide Fugazza ha esaminato come è cambiata nel tempo l’albedo di 15 ghiacciai del gruppo montuoso dell’Ortles-Cevedale, nel Parco Nazionale dello Stelvio. Per farlo i ricercatori hanno utilizzato le immagini collezionate dai satelliti Landsat tra il 1984 e il 2011, operando le opportune correzioni per gli effetti dovuti all’atmosfera, come le nuvole, e alla topografia. I ricercatori hanno utilizzato anche le informazioni raccolte grazie alla stazione metereologica della Statale presso il ghiacciaio dei Forni per i loro studi.
Ghiacciai dello Stelvio, sempre più neri
Tutti e 15 i ghiacciai analizzati si sono così sensibilmente anneriti negli anni, raccontano i ricercatori, con diminuzioni nella loro albedo. E se l’albedo diminuisce, quindi se la riflettività della supercifie scende, è maggiore la quota di radiazione solare che viene assorbita, e con questa la probabilità di fusione del ghiaccio. “Conoscere l’intensità di questo fenomeno permette di stimare la fusione del ghiaccio in maniera più accurata, valutare gli effetti dell’annerimento sul regresso dei ghiacciai e sviluppare modelli previsionali per ottenere indicazioni sulla sensibilità dei ghiacciai ai cambiamenti climatici”, ha commentato Fugazza. Citando non a caso i cambiamenti climatici. Perché l’aumento delle temperature è tra le possibili responsabili dell’annerimento dei ghiacciai dello Stelvio.
Aumento delle temperature e inquinamento tra le cause dell’annerimento
Le temperature che salgono possono infatti far sciogliere prima la neve e lasciare esposto più a lungo il ghiacciaio. E quando fa più fa caldo i versanti diventano più instabili, così che aumenta il rischio di detriti provenienti dalle pareti circostanti di finire sopra il ghiacciaio. Ma tra i possibili colpevoli dell’annerimento dei ghiacciai dello Stelvio figura anche l’inquinamento, con il trasporto e la deposizione di particolato di origine antropica, come quello derivante da incendi, motodi diesel e attività industriali. Non è escluso inoltre che altri fattori di origine naturale, quale l’attività di alghe e batteri o le polveri dei deserti trasportate fin lassù possano aver contribuito all’annerimento dei ghiacchiai dello Stelvio.
Altri inquinanti nei ghiacciai
Solo qualche mese fa un altro studio condotto sempre nello Stelvio (e in parte dagli stessi autori che firmano oggi il paper su Global e Planetary Change) mostrava che l’integrità dei ghiacciai era messa a dura prova anche da un altro tipo di inquinamento: quello delle microplastiche rilasciate dall’abbigliamento e dall’attrezzatura di alpinisti e escursionisti. Lasciate direttamente o trasportate dal vento.
Riferimenti: Global and Planetary Change
Immagine di copertina. Credits: vilandre via Wikimedia CC