Già tra i 10 mila e 3 mila anni fa le popolazioni di cacciatori-raccoglitori e poi i primi agricoltori e pastori lasciarono la loro impronta sull’ambiente naturale della Terra, distruggendo foreste per ricavare campi coltivabili e pascoli. La modifica degli equilibri ambientali da parte degli esseri umani, infatti, sarebbe iniziata molto tempo prima della rivoluzione industriale, dell’inizio dei grandi viaggi, dell’energia nucleare, che avrebbero dato solo una forte accelerazione alla trasformazione del pianeta di cui oggi siamo testimoni. A confermarlo è uno studio pubblicato su Science, frutto del progetto ArcheoGLOBE, una ricerca in crowd-sourcing coordinata dall’archeologo Luca Stephens della University of Pennsylvania, con la partecipazione di oltre 250 scienziati, tra cui il geologo Gilberto Artioli dell’Università di Padova.
“I risultati dimostrano che l’agricoltura ha iniziato a modificare profondamente la Terra almeno 1000 anni prima del previsto – spiega Artioli, che ha partecipato alla raccolta ed elaborazione dei dati – il processo sarebbe iniziato 10.000 anni fa, con una accelerazione improvvisa dal 6000 a.C.”. A quell’epoca gli esseri umani in tutto il pianeta erano meno di 100 milioni, ma furono in grado di trasformare il suolo terrestre in molte parti del globo, attraverso il disboscamento di intere zone da dedicare alla domesticazione di piante e animali. Un fenomeno le cui tracce si trovano anche in Italia.
Ricerca in crowd-sourcing
Il progetto Archeoglobe è il primo del suo genere in archeologia: frutto di un approccio di “crowd-sourcing“, ha riunito e interpretato per la prima volta informazioni su scala globale fornite da esperti del settore. I dati sono stati elaborati consultando 255 archeologi e specialisti del territorio, che hanno risposto a un questionario sull’utilizzo del suolo in varie regioni della Terra e in vari periodi, distribuiti tra l’8000 a.C. il 1850 d.C. (l’inizio della rivoluzione industriale). Lo scopo era quello di comprendere come è cambiata l’interazione degli esseri umani con il territorio nel corso del tempo.
“Abbiamo cominciato a modificare il pianeta prima di quanto si pensasse – afferma Artioli – abbiamo segnali misurabili di perturbazione del sistema, come deforestazione, erosione dei suoli e presenza di antichi fuochi. Siamo in grado di vederne gli effetti”. Artioli ha analizzato i dati relativi alla nostra penisola, prendendo in considerazione diversi parametri: insediamenti, metallurgia, palinologia (lo studio dei pollini). “I dati dimostrano, per esempio, che che nel 3000 a.C. la lavorazione dei metalli aveva già portato al disboscamento di varie aree nel settore delle Alpi medio orientali”.
Terra: quando inizia l’Antropocene?
Da circa 150 anni a questa parte, la rivoluzione industriale e l’aumento della popolazione mondiale hanno modificato in modo drammatico l’ambiente naturale, tant’è che alcuni scienziati considerano la presenza umana al pari di un forza geologica in grado di segnare un’epoca, l’era dell’Antropocene, secondo il termine coniato da Paul Crutzen e Eugene Stoermer nel 2000. Ora i risultati del progetto Archeoglobe suggeriscono una data molto precedente a quella della rivoluzione industriale per l’inizio di questa era. Una data che risale agli albori dell’umanità. Lo studio ci dice che non è mai esistita una “età dell’oro“, se non forse quando eravamo qualche decina di migliaia di individui e ci nutrivamo di caccia, bacche e radici. Ma dal momento in cui abbiamo iniziato a sfruttare in maniera continuativa le risorse naturali, il destino della Terra è stato nelle nostre mani.
Riferimenti: Science
Nell’immagine di copertina: Un incendio appiccato per eliminare la vegetazione in Zambia. Foto di Andrea Kay.