Fino a 12 centimetri. Di tanto si sarebbe sollevata l’area emiliana colpita dal sisma del 29 maggio a causa dello scorrimento dei due lembi della faglia all’origine del terremoto. Un movimento ripreso dall’alto, grazie ai satelliti della costellazione Cosmo-SkyMed dell’Agenzia Spaziale Italiana, utilizzati come reporter spaziali dal Dipartimento della protezione civile dopo l’inizio dei terremoti che hanno colpito l’Emilia. Una terra che non accenna a fermarsi: l’aggiornamento alle ore 11 di oggi delle ultime 24 ore riferisce di 40 eventi registrati, due con magnitudo superiore a 3.0. Tanto che lo stato d’emergenza per il terremoto ieri è stato è prolungato dal 21 luglio al 31 maggio 2013.
L’immagine con gli spostamenti del suolo relativi agli eventi sismici – in rosso le zone più deformate, in verde le più stabili – è stata realizzata confrontando i dati acquisiti dai satelliti della Cosmo-SkyMed il 27 maggio e il 4 giugno, data della prima rivelazione utile da parte delle sonde spaziali dopo il sisma del 29 maggio (per poter ricavare informazioni significative di una stessa area prima e dopo un evento è infatti necessario che un satellite della costellazione passi di nuovo sulla stessa orbita).
I dati radar acquisiti dai satelliti sono quindi stati combinati mediante la tecnica della interferometria differenziale. Si tratta di un sistema che permette di ottenere immagini tridimensionali, dalle quali estrapolare anche informazioni topografiche relative alla zona interessata. Una tecnica estremamente precisa, in grado di rivelare anche spostamenti di pochi centrimentri.
L’interferogramma ricavato dalle acquisizioni viene quindi elaborato e tradotto in un’immagine a colori per rendere più chiara la rappresentazione degli spostamenti del suolo. La stessa tecnica è stata utilizzata anche per stimare gli effetti del sisma del 20 maggio, quando gli spostamenti registrati da Cosmo-SkyMed arrivarono anche a 15 centimetri.
I nuovi dati acquisiti dai satelliti tra il 27 e il 4 giugno mostrano che la zona più colpita dalle deformazioni del terreno si estende su un’area di circa 50 km quadrati, tra i comuni di Mirandola e Felice sul Panaro, proprio le zone più vicine all’epicentro del sisma del 29 maggio.
Lo studio è stato realizzato grazie all’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (Irea) del Cnr di Napoli e all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.