Oltre al tampone, attualmente il gold standard per la diagnosi del coronavirus, un semplice esame della saliva potrebbe venirci in aiuto per rilevare più velocemente il Sars-Cov-2. A dimostrarlo è uno studio dei ricercatori dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani (Inmi) di Roma, in collaborazione con l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, lo University College di Londra e l’azienda DiaSorin, secondo cui il campione salivare rappresenta una valida alternativa al tampone naso-faringeo per la diagnosi di Covid-19. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Viruses.
L’obiettivo della ricerca, svolta nell’arco di diversi mesi e sul numero più consistente di pazienti e di campioni finora analizzato al mondo, si legge in una nota, è stato quello di “determinare in maniera rigorosa come si comportano i campioni di saliva in termini di sensibilità nell’identificazione del virus nel corso dell’infezione”. Per valutarlo, i ricercatori hanno analizzato 337 campioni di saliva provenienti da 164 pazienti (11 uomini e 53 donne), in media di 59 anni di età e tutti ricoverati presso l’Inmi.
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Successivamente li hanno confrontati con i tamponi naso-faringei e con il lavaggio bronco-alveolare, scoprendo una concordanza quasi perfetta dei risultati. In altre parole il test salivare è valido, in termini di sensibilità di rilevazione del virus, e quindi altrettanto affidabile del tampone naso-faringeo e al lavaggio bronco-alveolare. “Da questi risultati sembra che l’uso dell’esame salivare per rilevare il Sars-Cov-2 sia di potenziale utilità clinica per scopi diagnostici e di monitoraggio virologico”, si legge nello studio.
Ma quali sono i vantaggi di un esame salivare? Per prima cosa, il fatto che questo test è molto meno invasivo del tampone naso-faringeo e, ovviamente del lavaggio bronco-alveolare. Inoltre, è molto più rapido: i risultati, infatti si possono ottenere dopo circa un’ora, un arco di tempo significativamente inferiore di quello richiesto da un tampone, pari a circa sette ore. L’esame della saliva, aggiungono i ricercatori, non richiede apparecchiature particolari, come centrifughe o sistemi di estrazione, ed è per questo che si presta particolarmente in situazioni di urgenza, e per una diagnosi veloce e affidabile. Unico neo: il format prevede l’analisi di un numero limitato di campioni alla volta, pari a un massimo di otto.
via Wired.it