All’indomani del disastro di Fukushima, nel loro viaggio dal Giappone alla California, i tonni pinna blu avrebbero portato con loro tracce di radioattività. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista Pnas e condotto ricercatori della Hopkins Marine Station della Stanford University e della School of Marine and Atmospheric Sciences della Stony Brook University.
“La fuoriuscita di radionuclidi dalla centrale di Fukushima Daiichi in seguito allo tsunami dell’11 marzo 2011 ha generato grandi preoccupazioni per la diffusione nell’Oceano Pacifico di materiale radioattivo”, ha spiegato Daniel Madigan, uno degli autori dello studio. Il suo gruppo ha quindi misurato i livelli di due isotopi radioattivi del cesio in quindici tonni pescati lungo la costa di San Diego nell’agosto del 2011. In particolare gli studiosi si sono concentrati su esemplari di tonni a pinna blu (Thunnuns orientalis) con meno di due anni, perché è poco prima di quell’età che questi pesci sono soliti abbandonare le coste giapponesi per attraversare l’intero Oceano.
Dalle analisi è emerso che i pesci in questione contenevano livelli modestamente elevati degli isotopi radioattivi cesio-134 e cesio-137. Al contrario, i tonni arrivati in California prima del terremoto di Fukushima non presentavano alcuna traccia misurabile di cesio-134 e solo livelli minimi di cesio-137. Stesso discorso per i tonni a pinna gialla, diffusi soprattutto nell’est del Pacifico: anche questi dopo l’esplosione della centrale nucleare contenevano isotopi radioattivi, sebbene a bassissimi livelli.
Secondo gli autori, tuttavia, la radioattività riscontrata nei tonni non ha costituito – e non costituisce tutt’ora – una minaccia per la salute pubblica. Il livello di isotopi radioattivi trovato nei pesci, infatti, è molto più basso del limite di sicurezza stabilito dal Giappone, e produce quantità di radiazioni inferiori rispetto ad altri isotopi naturalmente presenti nel pesce, come il potassio-40 e il polonio-210.
D’altronde anche due studi sulle dosi di radiazioni a cui sono stati esposti gli abitanti dell’area interessata dal disastro, e gli operai e tecnici che hanno lavorato per riportare sotto controllo i reattori della centrale nucleare, i cui risultati preliminari sono stati pubblicati su Nature, affermano che l’esposizione è stata minima, e che gli eventuali danni per la salute di queste persone saranno difficilmente riconducibili al disastro di Fukushima (Fukushima, per l’Oms il rischio di tumori è minimo).
Per Madigan e colleghi, lo studio sui tonni rappresenta comunque uno strumento utile per tracciare il modo in cui migrano le specie marine. “I risultati – hanno spiegato – indicano che il tonno a pinna blu del Pacifico è in grado di trasportare rapidamente materiale radioattivo da un punto in Giappone ad altre regioni lontane, sottolineando così il ruolo degli animali migratori come vettori di diffusione di radionuclidi”. Poiché sono diverse le specie marine che passano dalle acque Giapponesi lungo il loro percorso migratorio, gli autori sostengono che anche altri animali potrebbero aver trasportato isotopi radioattivi provenienti da Fukushima in giro per il Pacifico.
via wired.it
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