Il tramadolo è un farmaco oppioide, ma più debole di sostanze come morfina, fentanyl, ossicodone e idromorfine. In molte nazioni, compresa l’Italia, può essere prescritto (nome commerciale Contramal, tramadolo cloridrato) per il trattamento del dolore acuto o cronico con modalità meno rigide di quelle riservate ad altri oppioidi, perché è solitamente ritenuto più sicuro e meno a rischio di causare dipendenza. Ma un nuovo studio retrospettivo, appena pubblico dal British Medical Journal, mette in dubbio questa convinzione diffusa: la ricerca, che ha coinvolto un totale di circa 360.000 pazienti con terapia antidolorifica post operatoria, indica infatti che il tramadolo ha un elevato rischio di uso prolungato nei mesi successivi all’intervento.
Meccanismi d’azione del tramadolo
Il tramadolo è un agonista dei recettori per gli oppiodi, vale a dire che potenzia l’attività del sistema cerebrale delle endorfine che media, tra gli altri, le normali attività analgesiche del cervello. È nota anche la sua azione di inibizione delle ricattura della serotonina e della noradrenalina: riduce cioè il riassorbimento di questi neurotrasmettitori da parte dei neuroni che li hanno liberati. In questo modo serotonina e noradrenalina restano disponibili negli spazi intercellulari e continuano a esercitare la loro azione sui sistemi cerebrali che le utilizzano come neurotrasmettitori, tra cui sono presenti strutture implicate nei processi emotivi e motivazionali. Questo particolare effetto del tramadolo richiama quello di alcuni antidepressivi come la venlafaxina.
Raccomandazioni per l’uso
Ogni farmaco ha i suoi effetti collaterali e la sua azione dipende dalla specificità della risposta alle diverse sostanze propria di ogni singola persona, nonché alla eventuale presenza di altre terapie farmacologiche. Così anche il tramadolo presenta i suoi vantaggi ma anche le sue potenziali controindicazioni. Tuttavia, i nuovi dati sui rischi dell’uso prolungato di tramadolo nei soggetti sottoposti a terapia del dolore post operatorio suggeriscono una maggiore cautela nella prescrizione e nell’uso di questo analgesico, ritenuto generalmente più sicuro rispetto ad altri antidolorifici oppioidi.
Tramadolo d’abuso
D’altra parte, come indicato da molti studi internazionali e dai Report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il tramadolo continua a restare anche una sostanza d’abuso, consumata al di fuori di specifiche finalità terapeutiche e per questo anche associata a gravi conseguenze mediche: evidenze che secondo l’Oms dovrebbero suggerire un più rigido controllo nazionale e internazionale.
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