Trombosi correlate ai vaccini anti-Covid: ecco la possibile causa

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Negli scorsi mesi, in seguito a vaccinazione con vaccini a vettore adenovirale prodotti dalle aziende biotech AstraZeneca e Johnson&Johnson, sono stati rilevati rarissimi casi di un particolare tipo di trombosi. Ora uno studio di un team internazionale di ricerca in cui hanno collaborato scienziati dell’Arizona State University, dell’Università di Cardiff e di AstraZeneca ha aiutato a fare luce sulla questione. Dai risultati, pubblicati sulla rivista Science Advances, emerge che il vettore adenovirale con cui sono realizzati questi vaccini attrarrebbe un fattore implicato nella coagulazione presente nel nostro sangue e, in rari casi, potrebbe innescare la formazione di un coagulo e la successiva trombosiI rari casi di trombosi segnalati in primavera

In diversi paesi, a partire dallo scorso marzo, sono stati segnalati alcuni casi di una condizione estremamente rara insorta a seguito della prima somministrazione del vaccino Vaxzevria di AstraZeneca, caratterizzata da coaguli di sangue accompagnati da un basso numero di piastrine e chiamata trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino. 

I rari casi di trombosi segnalati in primavera

Le autorità sanitarie hanno sottolineato da subito che si trattava di reazioni insolite, in quanto si formavano coaguli di sangue in distretti corporei di solito non interessati da questo fenomeno (addome e cervello) e in condizioni in cui era presente un basso livello di piastrine, le componenti del sangue normalmente implicate nella coagulazione. Queste particolarità, insieme al fatto che questi rari effetti collaterali fossero rilevati anche a seguito della somministrazione dell’altro vaccino a vettore adenovirale di Johnson&Johnson, e che invece nessuno degli altri vaccini autorizzati (e cioè quelli a mRna prodotti da Pfizer BioNTech e Moderna) li mostrasse, hanno spinto gli scienziati a chiedersi se il problema fosse ascrivibile proprio alla tecnologia alla base dei vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson. 

Lo studio sui due vaccini

Entrambi i vaccini, infatti, utilizzano un adenovirus derivante da scimpanzé per trasportare nelle cellule delle persone vaccinate le informazioni necessarie a produrre la proteina ​​spike di Sars-Cov-2 , in modo da innescare una risposta immunitaria protettiva nei confronti del coronavirus. Nelle persone in cui si è verificata la rara trombosi, inoltre, erano stati trovati elevati di anticorpi contro la proteina Pf4, fattore implicato nella normale cascata di coagulazione del sangue. Il team di ricercatori, quindi, ha voluto esaminare nel dettaglio la struttura del vettore di cui sono costituiti i vaccini e delle proteine contenute nel nostro sangue, per evidenziare possibili relazioni. Per farlo, si sono serviti della tecnica di criomicroscopia elettronica, che consente di ottenere dati a risoluzione atomica sulle strutture di interesse degli scienziati.

Dallo studio è emerso che effettivamente il vettore adenovirale mostrerebbe la capacità di interagire e di essere attratto dal Pf4. Gli autori dello studio, ritengono che, in particolari casi, il vettore possa entrare nel flusso sanguigno, legarsi al Pf4 e a questo punto indurre una risposta del sistema immunitario dell’ospite, che potrebbe riconoscere la proteina stessa come estranea e produrre auto-anticorpi diretti contro di essa. Il culmine di questa reazione di auto-immunità sarebbe il rilascio e l’attivazione delle piastrine, che potrebbero innescare la formazione dei coaguli di sangue responsabili delle rare trombosi.


Vaccino AstraZeneca: cosa sappiamo sul rischio di trombosi?


La trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino si verifica solo in casi estremamente rari, perché è necessario che si verifichi una catena di eventi complessi per innescare questo effetto collaterale. I nostri dati confermano che Pf4 può legarsi agli adenovirus, un passo importante per svelare il meccanismo alla base della trombosi. Stabilire un meccanismo potrebbe aiutare a prevenire e curare questo disturbo“, dice Alan Parker, esperto nell’uso di adenovirus per applicazioni mediche presso la School of Medicine dell’Università di Cardiff e uno degli autori dello studio. E aggiunge: “Speriamo che i nostri risultati possano essere utilizzati per comprendere meglio i rari effetti collaterali di questi nuovi vaccini e potenzialmente per progettare vaccini nuovi e migliorati per invertire la rotta su questa pandemia globale“.

La serie di eventi complessi e poco probabili perché si verifichi quanto ipotizzato dagli scienziati spiegherebbe anche perché i casi di questa trombosi sono tanto rari (come si legge su Bbc.com, nel Regno Unito sono state rilevate 73 morti a fronte di 50 milioni di dosi di vaccino somministrate). Ricordiamo, infatti, che per il momento le autorità regolatorie concordano sul fatto che i benefici derivanti dalla vaccinazione superino di gran lunga i rischi legati alla possibile insorgenza di questi effetti collaterali, ma non per questo il processo scientifico deve fermarsi:  il team di ricerca spera che queste scoperte possano fornire ulteriori conoscenze sia per sviluppare vaccini che minimizzino possibili effetti collaterali, sia che, modificando i vettori adenovirali, si possa stimolare l’immunità in maniera ancora più efficace.

Via Wired