“Esiste un eccesso di mortalità a Taranto, così come in altre zone d’Italia, legato all’inquinamento ambientale”. L’ammissione del ministro dell’ambiente Corrado Clini è arrivata oggi alla presentazione dei risultati del progetto Sentieri (ne avevavamo già parlato qui) dell’ Istituto Superiore di Sanità e altri centri di ricerca. Così il titolare dell’ambiente conferma i sospetti di molti: secondo Sentieri a Taranto, sede dell’acciaieria Ilva, vi è una mortalità legata a tumori superiore del 10-15% alla media nazionale, di cui si parlava già da un po’.
Taranto, ma non solo. Perché lo studio parla di una situazione di rischio più generalizzata. “I dati sulla mortalità in eccesso si ritrovano in tutte quelle aree che hanno conosciuto 50-60 anni di sviluppo industriale che non ha tenuto conto della salute e dell’ambiente”, dice il ministro. E potrebbe non essere tutta colpa dell’Ilva, nel caso specifico di Taranto: nella città pugliese hanno sede raffinerie, cantieri navali, e in passato anche un importante arsenale militare, tutte attività che potrebbero aver contribuito all’ inquinamento della zona.
Il caso Ilva era scoppiato a luglio, quando il Gip Patrizia Todisco aveva emesso un decreto di sequestro preventivo degli impianti, ritenuti pericolosi per la salute degli abitanti della zona, decreto poi confermato dal Tribunale del Riesame di Taranto. All’origine della decisione del tribunale, la maxi-perizia effettuata da quattro esperti europei, che hanno confermato la responsabilità dell’azienda nella contaminazione di terreni e il rischio per la salute umana.
Il progetto Sentieri conferma i dati pubblicati dal Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Oms, che già nel 1997 aveva rilevato un aumento del 10 % dei decessi per tumore nella zona nel periodo 1980-87. Ora i ricercatori dell’Iss hanno valutato l’impatto sulla salute umana e animale di 44 siti di interesse nazionale (Sin) con criticità ambientali. Lo studio ha preso in considerazione 63 cause di morte, per le quali i ricercatori hanno analizzato i dati di mortalità nei 298 comuni situati nei Sin tra il 1995 e il 2002. I risultati, disponibili su Epidemiologia e prevenzione, mostrano che l’inquinamento ambientale potrebbe aver contribuito alla morte di più di 10.000 persone nel periodo preso in considerazione.
Nella zona di Taranto, in particolare, emerge un aumento del 10-15 % nella mortalità per tumore (30 per cento polmone) e del 40-50 % per malattie respiratorie acute. I dati relativi al periodo 2003 – 2008 sono attesi nei prossimi mesi, e saranno fondamentali per valutare l’evoluzione dei rischi per la salute negli ultimi anni.
Intanto il ministro della Salute Renato Balduzzi ha annunciato ulteriori ricerche sulla zona di Taranto: uno studio diacronico dei dati sulla mortalità, un monitoraggio biologico su più di 50 allevamenti della zona, e uno studio nazionale sui mitili (le cozze) per valutarne i livelli di contaminazione. E mentre l’azienda ha presentato questa mattina il piano aziendale (400 milioni) per la messa a norma degli impianti, la politica muove qualche passo: dovrebbe essere in votazione alla Camera il Progetto di legge per il risanamento ambientale e riqualificazione del territorio della città di Taranto, che prevede uno stanziamento di 336 milioni di euro.
Via: Wired.it
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