Il caso del tumore al seno rappresentato da Michelangelo nel Diluvio Universale

Michelangelo
(Foto: Web Gallery of Art via Wikimedia Public Domain)

Cosa succede quando arte e medicina si incontrano sotto lo stesso soffitto affrescato? Un nuovo studio guidato da Raffaella Bianucci, paleopatologa ed esperta in analisi medica delle opere d’arte presso l’Università di Parigi-Saclay, ha rivelato un dettaglio finora nascosto nel Diluvio Universale di Michelangelo: una donna probabilmente affetta da tumore al seno. La ricerca, pubblicata su The Breast, mostra un interessante esempio di iconodiagnostica, la disciplina che identifica segni di malattie nelle opere d’arte. Analizzando dipinti e sculture, infatti, gli esperti valutano se anomalie visibili, come tumori o deformità, possano essere rappresentazioni di patologie reali, offrendo così nuove prospettive sulle conoscenze mediche del passato. Galileo ha raggiunto la ricercatrice Bianucci, per scoprire come nascono simili ricerche e cosa possa svelarci l’arte del passato in fatto di medicina.

La scoperta nel Diluvio Universale

Lo studio nasce all’interno del progetto Paleo-senology, che si propone di indagare le rappresentazioni delle patologie del seno nell’arte, dall’antichità al Rinascimento. L’obiettivo principale è identificare segni di malattie nelle opere d’arte, e ricostruire, attraverso testi medici antichi e analisi filologiche, la storia della conoscenza medica di queste condizioni. Il team di ricerca della Bianucci ha identificato un possibile caso di carcinoma mammario nella figura di una donna rappresentata nel Diluvio Universale di Michelangelo, dipinto sulla volta della Cappella Sistina. Il seno della donna presenta segni compatibili con questa patologia, come la retrazione del capezzolo, che appare deforme, l’areola irregolare e la presenza di rigonfiamenti, probabili noduli o linfonodi ingrossati, spiegano gli autori nel paper (qui l’immagine in dettaglio).

I ricercatori hanno confrontato le immagini pre e post restauro dell’affresco, escludendo che l’anomalia fosse il risultato di danni o modifiche nel corso del tempo. Al contrario, come raccontano, questa anomalia è stata classificata nel campo dell‘iconodiagnostica con un livello di evidenza 1, il più alto nella scala diagnostica per le opere d’arte, suggerendo che Michelangelo abbia deliberatamente rappresentato una patologia reale in questo contesto.

Il Rinascimento e l’abilità di Michelangelo

Uno degli aspetti centrali del lavoro di ricerca è stata la decisione di concentrarsi principalmente sulle opere del Rinascimento, ci spiega Bianucci. “Nel Rinascimento, la figura umana viene rappresentata nella sua forma reale. A differenza del Medioevo, dove le proporzioni non erano rispettate e quindi non si potevano fare ‘diagnosi’ affidabili, il Rinascimento segna un ritorno all’anatomia precisa, che permette di individuare eventuali patologie intenzionalmente inserite dall’artista”​. Questo è uno dei motivi per cui Michelangelo è diventato un oggetto di studio ideale per il team di Bianucci. La precisione anatomica delle sue opere, combinata con la sua conoscenza approfondita del corpo umano, ha permesso ai ricercatori di identificare dettagli che potevano indicare possibili condizioni patologiche. Ma c’è dell’altro: “Oltre a essere un eccellente scultore e pittore, Michelangelo aveva una grande esperienza nelle dissezioni. Aveva lavorato molto sul corpo umano, iniziando a fare dissezioni già a 17 anni. È probabile che abbia osservato diverse anomalie del seno, forse non un tumore all’ultimo stadio, ma altre condizioni che lo possano aver ispirato”.

Il significato simbolico della malattia

Ma perché rappresentare la malattia in un’opera d’arte? Come racconta l’esperta la rappresentazione di una patologia ha spesso un forte valore simbolico: “Nelle rappresentazioni di santi e crocifissi, soprattutto dal Rinascimento in poi, si vedono spesso deformità come l’alluce valgo o le dita a martello. Queste deformità non sono reali, ma servono a intensificare il senso di pietà e partecipazione emotiva in chi osserva, aumentando l’impatto del dolore rappresentato”.

Nel caso in questione, la deformità del seno della donna assume una dimensione teologica. “I seni femminili sono spesso associati alla lussuria, uno dei peccati puniti nell’opera di Michelangelo”, prosegue Bianucci: “Questa deformità può quindi rappresentare una punizione divina, una manifestazione visibile della corruzione morale della donna”​. Il Diluvio Universale di Michelangelo, infatti, raffigura il momento biblico in cui Dio punisce l’umanità corrotta con il diluvio, risparmiando solo chi si è salvato nel rispetto delle sue leggi divine.

Oltre Michelangelo, la percezione del cancro nel passato

Allargando lo sguardo, ricerche come questa sono importanti anche perché offrono la possibilità di esplorare come il cancro al seno fosse percepito nel passato. “Ippocrate aveva descritto casi di tumore maligno al seno già nel IV secolo a.C., ma la conoscenza del cancro risale anche a periodi precedenti, come testimonia il papiro di Ebers nell’antico Egitto”, spiega ancora Bianucci. “Il cancro al seno è una malattia conosciuta da sempre, e nel Rinascimento veniva riconosciuta come una condizione progressiva e fatale. La vera incognita era capire come affrontarla. In passato, c’erano pochissimi rimedi per le forme maligne, ma già si tentavano interventi come mastectomie o cauterizzazioni”. E, nonostante i progressi chirurgici del Rinascimento, la mancanza di anestesia e le complicazioni post-operatorie rendevano i tentativi di cura estremamente rischiosi.

“Studiare la rappresentazione del cancro al seno nell’arte ci permette di comprendere come le società passate affrontavano la malattia e di tracciare l’evoluzione delle conoscenze mediche nel corso dei secoli. C’è inoltre un valore educativo nell’osservazione e nella considerazione delle diagnosi”, conclude Bianucci. “È un promemoria del fatto che le nostre credenze e conoscenze cambiano nel tempo con il miglioramento della tecnologia. Non dobbiamo credere di essere superiori a coloro che ci hanno preceduto”.

Foto: Web Gallery of Art via Wikimedia Public Domain