La diagnosi del tumore al pancreas potrebbe iniziare dalla bocca. Le popolazioni di batteri che abitano il cavo orale, e più in particolare la lingua, presentano infatti caratteristiche particolari nei pazienti che soffrono di questa grave neoplasia, riconoscibili anche nei primi stadi di sviluppo della malattia. E potrebbero quindi offrire una straordinaria opportunità diagnostica per un tumore che, ancora oggi, rimane difficilissimo da individuare in fase precoce, quando i trattamenti hanno maggiori possibilità di rivelarsi efficaci. A suggerirlo è uno studio dell’Università di Zhenjiang, in Cina, pubblicato sulle pagine del Journal of Oral Microbiology.
Tumore al pancreas: manca ancora la diagnosi precoce
La ricerca – ammettono gli stessi autori dello studio – è ancora in fase embrionale, ma già così i risultati sono estremamente promettenti. E per comprenderne l’importanza basta guardare qualche numero. In Italia si registrano poco più di 13mila nuovi casi di tumore al pancreas ogni anno, circa il 3% di tutte le diagnosi di tumore. Ma nonostante il numero tutto sommato contenuto di pazienti, questa neoplasia uccide quasi 11.500 persone ogni anno, attestandosi di diritto tra i big killer oncologici: quarta causa di morte per tumore nella donna e sesta nell’uomo, con una sopravvivenza a 5 anni che raggiunge appena l’8% e quella a 10 anni che non supera il 3%. Tutta colpa – si legge nell’ultimo rapporto Aiom – della mancanza di strategie di screening efficaci: la malattia di solito è asintomatica per lunghissimo tempo, e per questo motivo solo il 7% dei casi viene diagnosticato in fase iniziale. Per tutti gli altri la diagnosi arriva nelle fasi avanzate, quando spesso non è ormai più possibile ricorrere neanche alla chirurgia.
Il candidato ideale: il microbioma
È per questo che la comunità scientifica continua a lavorare incessantemente alla ricerca di marcatori con cui riconoscere la malattia già nelle fasi precoci e asintomatiche. E il microbioma del nostro organismo è un candidato ideale: è facile da analizzare con interventi non invasivi, ed è noto che può presentare squilibri e differenze importanti in concomitanza con lo sviluppo di un tumore. È per questo che i ricercatori dell’Università di Zhenjiang hanno deciso di analizzare il legame tra microbioma della lingua (semplicissimo da prelevare con un banale tampone) e tumore del pancreas.
Allo studio hanno partecipato 30 pazienti con un tumore della testa del pancreas (la forma più diffusa) nello stadio iniziale. I campioni di microbioma sono stati analizzati, e poi messi a confronto con quelli di 25 persone sane, alla ricerca di differenze nella composizione di queste comunità microbiche che potessero rivelarsi predittive della presenza della malattia. E come scrivono i ricercatori nel loro studio, i risultati sono stati quelli sperati. La prevalenza di quattro specifici generi di batteri – Haemophilus, Porphyromonas, Leptotrichia e Fusobacterium – si è infatti rivelata sufficiente a distinguere i pazienti dai soggetti sani.
Tumore del pancreas e microbioma: un legame misterioso
Cosa causi lo squilibrio nel microbioma della lingua non è ancora chiaro, ma i ricercatori ritengono che possa avere a che fare con l’attività del sistema immunitario. La presenza di un tumore, anche in stadio iniziale, potrebbe infatti modificare la risposta immunitaria dell’organismo, rendendo la vita più facile ad alcuni batteri, e più difficile ad altri. Se le cose stessero realmente così – ragionano gli autori dello studio – la scoperta potrebbe aprire le porte allo sviluppo di nuovi trattamenti per questa malattia: utilizzare ad esempio antibiotici, farmaci immunoterapici, o persino probiotici, per aiutare l’organismo a combattere il tumore.
Ancor più promettenti, comunque, sono le possibili ricadute della scoperta per la diagnosi precoce di questa malattia. “Al momento dobbiamo riuscire a confermare l’associazione tra batteri e tumore al pancreas su una popolazione più ampia di pazienti”, spiega Lanjuan Li, ricercatore dell’Università di Zhenjiang che ha coordinato lo studio, “se ci riusciremo, la scoperta aprirebbe le porte allo sviluppo di un nuovo strumento per la diagnosi precoce e la prevenzione di questo tumore, basato sull’analisi del microbioma”.
Riferimenti: Journal of Oral Microbiology