Presentato oggi in contemporanea a Roma, Il Cairo e Ginevra il rapporto annuale del fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il volume, intitolato “Tutte a scuola”, sottolinea l’inadeguatezza dei risultati raggiunti nella lotta all’analfabetismo infantile, e in particolare a quello femminile. Sono 121 milioni nel mondo i bambini che non hanno accesso all’istruzione, e 65 milioni sono femmine. Così i dati ufficiali, ma si tratta di una stima per difetto, perché molte sono le bimbe mai registrate alla nascita e impossibili da individuare. Il problema per le bambine è aggravato da pregiudizi culturali tradizionali e da difficoltà pratiche, quali i rischi di violenza nelle scuole e lungo il cammino, spesso molto lungo e pericoloso, da percorrere per raggiungerle. Eppure, sostiene il rapporto, è evidente che dall’aumento della scolarizzazione dipende lo sviluppo economico dei paesi del Terzo Mondo. “Senza sviluppo umano non può esserci sviluppo economico”, afferma Carol Bellamy, direttore generale dell’Unicef, “e il miglior modo per far progredire lo sviluppo umano è mandare a scuola le bambine”. Quello di assicurare l’istruzione elementare universale è il secondo degli otto Obiettivi di sviluppo del millennio, stabiliti nel 2000 dalle Nazioni Unite e da raggiungere entro il 2015. Una meta quanto mai lontana, anche a causa delle inadempienze dei paesi industrializzati e delle istituzioni economiche internazionali che, come denuncia il rapporto, hanno ampiamente disatteso gli impegni presi, diminuendo nel corso degli ultimi dieci anni il flusso totale degli aiuti, in particolare quelli destinati all’istruzione. (f.c.)