Nei giorni scorsi, allo scoppio della guerra in Ucraina e all’inizio della terribile crisi umanitaria nel paese, si sono attivati diversi programmi e iniziative di aiuto a supporto della popolazione colpita. Ma più che spedire cibo e vestiti, meglio sarebbe aiutare inviando denaro a chi si occupa di assistenza umanitaria. Serve a evitare sprechi, non complicare gli aiuti sul posto e permette di avere a disposizioni risorse per quello che effettivamente serve, scrivono Sarah Schiffling della Liverpool John Moores University e Wojciech D. Piotrowicz della Hanken School of Economics, esperti di logistica (alcuni dati citati sono stati aggiornati tra parentesi). Riportiamo a seguire la traduzione del loro intervento apparso su The Conversation.
La crisi umanitaria in Ucraina e i suoi effetti sui paesi vicini ha innescato diverse iniziative benefiche di donazione. Ma questi sforzi, del tutto bene intenzionati, possono causare problemi a chi si trova a prestare aiuto sul posto. Tra gli adetti ai lavori il mantra è sempre stato “meglio i soldi”.
Donare soldi può sembrare impersonale. E’ più facile immaginare di impacchettare peluche e immaginare i sorrisi sulle facce dei bambini traumatizzati. Molti temono che le donazioni in soldi non arriveranno mai ai rifugiati ucraini, ma che si possano perdere per strada.
Ma si tratta di tiimori che possono essere fugati con qualche piccola ricerca. Molti paesi mettono a disposizione elenchi degli enti che si occupano di beneficienza e strumenti per la loro valutazione per avere più informazioni. E la trasparenza in ambito umanitario sta migliorando. Molte organizzazioni pubblicano informazioni dettagliate sul loro lavoro e sulla gestione delle loro finanze online.
Secondo il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, da quando è cominciata l’invasione più di un milione di rifugiati (2,1 milioni, Ndt) sono arrivati nei paesi vicini. Per aiutare le persone in fuga dalla guerra, sono state avviate donazioni nei centri di comunità a Liverpool (Regno Unito), nei fan club di hockey di Mannheim (in Germania) e in molti altri posti. Sono stati raccolti così, in quantità, cibo, vestiario, antidolorifici, coperte, dentifrici e altri oggetti.
Molte donazioni sono destinate alla Polonia. La Polonia finora ha accolto più di 505 mila rifugiati dall’Ucraina (1,3 milioni, Ndt), registrando oltre 100 mila arrivi al giorno. Uno degli autori di questo articolo, Wojciech Piotrowicz, si trova a Varsavia, dove sta facendo consulenza alle autorità polacche sulla risposta al flusso di rifugiati e dove sta mettendo in pratica il suo lavoro di logistica in ambito umanitario. Alla vista di beni che si accumulano anche in altri paesi, la sua reazione immediata è stata: “E’ terribile. Nel peggiore dei casi dovremmo pensare a come reciclare tutto questo, non ci sono nemmeno abbastanza persone per sistemare tutto”.
Come aiutare l’Ucraina: dalle donazioni alla disponibilità di alloggi per i rifugiati
Perché prima di spedire cose più che fare delle donazioni in soldi, sarebbe opportuno fare alcune considerazioni.
Di cosa c’è bisogno?
Con la grande solidarietà mostrata in Polonia, il rifornimento di merci ai confini supera la domanda. Ci sono così tanti oggetti che devono essere spostati dalla zona di confine per non bloccare l’area. Ma se manca qualcosa, si può acquistare sul posto senza aggiungere il costo del trasporto internazionale.
C’era già una comunità ucraina di 1,5 milione di persone in Polonia. Il 90% dei nuovi arrivi starà con famiglie e amici. Al confine vengono offerti passaggi gratuiti e i viaggi in treno sono gratuiti per gli arrivi dall’Ucraina. La maggior parte di donne e bambini si sposta rapidamente dal confine e raramente cerca beni materiali.
Le necessità maggiori sono nel paese, in Ucraina, dove c’è carenza di cibo in alcune aree. Certo, è più difficile portare aiuti in zone di guerra. La Commissione europea ha cominciato a trasportare a Kyiv dispositivi di protezione medici e per i civili. Le Nazioni Unite stanno lavorando con i partern umanitari per aiutare le autorità locali a creare centri di accoglienza per i rifugiati in Ucraina ed è al lavoro per allestire un hub di distribuzione in Polonia.
Come trasportare tutto?
Un altro problema è che le donazioni di merci non richieste spesso sono arrivano con imballaggi difettosi. Chiunque stia considerando di spedire oggetti dovrebbe sapere a chi vengono inviati e chi si occuperà degli eventuali sdoganamenti richiesti e dei costi associati. Gli oggetti dovrebbero essere attesi alle loro destinazioni con piani precisi relativamente a come e dove verranno gestiti. Spedite ciò che serve, non ciò che pensate serva.
La Polonia ha poi pochi camionisti. Una situazione che è ora peggiorata da immigrati dall’Ucraina che tornano nel loro paese per unirsi ai combattimenti. Molti di loro sono autisti. Donate cose che possano raggiungere le loro destinazioni senza mettere sotto pressione le reti dei trasporti.
Come verrà immagazzinata la merce donata?
La quantità di donazioni in Polonia è stata così grande che aree vicine al confine stanno esaurendo i posti di stoccaggio prima dell’arrivo della maggior parte delle donazioni internazionali. L’aumento della richiesta di spazi da destinare a uso magazzino potrebbe aumentare i costi e aggiungersi alla carenza di persone addette ad occuparsi di tutto questo.
Strutture di stoccaggio merci insufficienti e inadeguate potrebbero causare lo spreco stesso delle merci. Circolano molte immagini che mostrano grandi quantità di vestiti in terra o in scatole di cartone in punti di accoglienza al confine polacco-ucraino. La pioggia li trasformerà presto in immondizia.
Un grosso problema per le autorità locali che coordinano le risposte è come smistare le merci in arrivo. Inevitabilmente si tratta di cose non tutte della stessa qualità. E’ abbastanza comune per esempio che cibo e medicine arrivino dopo la loro data di scadenza o che vengano danneggiati da calore, freddo o umidità. Altre donazioni sono più semplicemente inappropriate. Dopo il terremoto di Haiti nel 2010, tra le donazioni libere si sono contati dieci container di frigoriferi a diverso voltaggio rispetto a quello di Haiti, così come abiti da cerimonia o articoli per le feste.
Buttarsi sulle donazioni e sperare che vengano utilizzate in qualche modo crea lavoro in più ed è improbabile che possa portare qualcosa di buono. Ogni organizzazione che spedisce merci deve essere anche capace di distribuirli. E’ particolarmente importante avere persone sul posto a lungo termine. Sul momento, molti vogliono prestarsi come volontari ma poi dovranno tornare alle loro vite nel giro di una o due settimane. Le grandi realtà che si occupano di fornire aiuti lavorano con volontari che si susseguono a rotazione, assicurando continuità e regolarità.
Che fine fa la merce che non si usa?
I bisogni nel corso di una risposta umanitaria cambiano di continuo. Merci che erano assolutamente necessarie giorni prima possono accumularsi in abbondanza nel giro di pochissimo tempo se le donazioni non avvengono in modo coordinato. La flessibilità delle risorse disponibili è un aspetto importante. Mentre le donazioni in denaro sono flessibili, quelle di oggetti non lo sono. Non tutto verrà utilizzato.
Ogni oggetto dovrà essere portato in un’area con un chiaro piano. Le donazioni materiali non dovrebbero andare sprecate o lasciate come problemi da gestire per le autorità locali. Anche eventuali schemi di riciclo o raccolta di oggetti non utilizzati dovrebbero essere pianificati.
Trovare un equilibrio tra denaro e beni di prima necessità
Durante molte risposte umanitarie, il 60% delle donazioni finisce nelle discariche. E’ più economico e più ecologico utilizzare oggetti disponibili localmente che spedirli in giro per il mondo. E’ anche più probabile che soddisfino le effettive esigenze al momento.
I beni donati servono quando il mercato locale non può fornirli. Ma in ogni caso, è necessario fornire ciò che serve. Ci dovrebbe essere un equilibrio tra le merci donate, l’approviggionamento locale e gli aiuti in denaro. In Ucraina ora, c’è carenza di alcuni dispositivi medici, ma si tratta di beni che non sono a disposizione del pubblico e devono essere ordinate da fornitori specializzati.
In sostanza le donazioni in denaro rimangono la strada migliore per chi vuole aiutare. Chiunque preferisca donare cose dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di vendere qualcosa localmente. E tutti i guadagni potrebbero quindi essere donati alle organizzazioni che si occupano di aiutare i rifugiati.
Articolo originalmente pubblicato in inglese su The Conversation. Traduzione a cura della redazione di Galileo.
Credits immagine di copertina: Tina Hartung on Unsplash