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Un algoritmo per riconoscere le melodie dei delfini

di
Dominga De Luca

Rivoluzionare la ricerca sui meccanismi di comunicazione dei cetacei con la matematica. Come? Con un algoritmo che, così come riesce a riconoscere diversi brani musicali, può essere impiegato per identificare i fischi emessi dai delfini dal naso a bottiglia (Tursiops truncatus). L’algoritmo in questione, basato sul codice Parsons, è descritto in uno studio pubblicato su Plos One da alcuni ricercatori del National Institute for Mathematical and Biological Synthesis (NIMBioS).

I delfini in generale, e quelli dal naso a bottiglia in particolare, si riconoscono l’uno con l’altro grazie ai tipici fischi emessi da ogni esemplare, che ogni individuo sviluppa nei primi anni di vita e che sono specifici per ogni animale, così come un’impronta digitale. Dal momento che questi animali sembrano mostrare una preferenza per i membri della loro famiglia, gli scienziati ritengono che questo aspetto del comportamento aiuti a favorire e mantenere la coesione del gruppo.

Fino ad ora, l’identificazione dei singoli segnali emessi dai delfini è avvenuta analizzando i dati raccolti da uno spettrografo, un dispositivo che riporta visivamente lo spettro delle frequenze di un suono. Questo metodo però richiede parecchio tempo e la raccolta di un grande numero di dati e non è immune dall’errore umano.

Per superare il problema il team del NIMBioS ha pensato di ricorrere a un approccio diverso con l’uso del codice Parsons, con il quale non è necessario osservare la precisa variazione delle frequenze. Si tratta di un sistema per registrare se, in ciascun punto temporale la tonalità del suono sale, scende o rimane uguale, già utilizzato in sistemi computazionali per selezionare determinati brani a partire da database musicali. Con un algoritmo basato sul codice Parson i ricercatori hanno quindi analizzato 400 fischi provenienti da 20 delfini, osservando che il nuovo metodo riusciva ad assegnare velocemente ed efficientemente i suoni emessi dai singoli animali (ascoltali qui).

Con questo approccio, concludono gli autori si evita la raccolta di dati, che potrebbero essere ridondanti e superflui e contemporaneamente, il lavoro degli scienziati viene facilitato ed accelerato. Ma anche la ricerca sui cetacei ne beneficia: studiare i loro sistemi di comunicazione permette infatti di scoprire quanto sono simili tra loro i delfini e come il loro comportamento sociale influenzi le loro melodie.

Riferimenti: Plos One doi:10.1371/journal.pone.0077671

Credits immagine: BROTY1/Flickr

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