HomeUn farmaco contro l'artrite cancella la vitiligine

Un farmaco contro l’artrite cancella la vitiligine

Un farmaco utilizzato tradizionalmente per trattare l’artrite reumatoide ha restituito la pigmentazione della pelle a una paziente colpita da vitiligine. Lo hanno riferito i ricercatori dell’Università di Yale, parlando della scoperta su Jama Dermatology. Si tratta di un cosiddetto inibitore delle Janus chinasi e potrebbe affermarsi come alternativa di successo alla terapie attualmente consolidate che, al contrario, non offrono grandi risultati.

La vitiligine è una patologia di area dermatologica che colpisce lo 0,5 – 2% della popolazione e che induce la perdita di pigmentazione della cute, che viene resa quasi bianca. Una condizione che non provoca dolore o limita i movimenti ma che è comunque altamente invalidante dal punto di vista psicologico. I pazienti colpiti, infatti, possono accusare gravi contraccolpi nel campo della vita sociale. Lo scorso anno, lo stesso team di ricercatori, guidato da Brett King di Yale, aveva utilizzato un farmaco già approvato dall’americana Fda e contenente il principio attivo tofacitinib. In quel caso a essere dimostrata era stata l’efficacia sul frenare la caduta dei capelli dovuta all’alopecia areata. Gli scienziati americani hanno però ipotizzato che lo stesso farmaco potesse aiutare le persone colpite da vitiligine.

Per avere una verifica di questa possibilità, lo staff diretto da King ha somministrato il tofacitinib a una paziente di 53 anni in cui la malattia si era manifestata a livello delle mani, del volto e del tronco. La storia clinica del soggetto riportava che, per tutto l’anno precedente l’inizio del trattamento, il numero delle macchie depigmentate era stato registrato in salita. A due mesi dall’inizio del trattamento invece la paziente ha visto una parziale ripigmentazione del volto e delle mani. A distanza di cinque mesi le aree depigmentate erano quasi sparite da queste zone. Una minoranza di piccole macchie era invece ancora presente in altre zone del corpo.

Gli autori della studio hanno tenuto a precisare che nessun effetto collaterale si è presentato nel periodo di somministrazione del farmaco. “Sebbene il trattamento sia stato somministrato a un solo paziente”, ha spiegato King, “potremmo essere sul punto di rivoluzionare l’approccio alla terapia di questa patologia. Speriamo di poter programmare presto un vero studio clinico utilizzando il tofacitinib o il ruxolitinib, una molecola dalle caratteristiche simili.

Riferimenti: Jama Dermatology Doi:10.1001/jamadermatol.2015.1520

Credits immagine: Brett King

RESTA IN ORBITA

Articoli recenti