Un guanto di gomma che permette al medico di individuare al tatto la presenza di tumori: è solo una delle possibili applicazioni degli innovativi sensori di pressione trasparenti e piegabili, sviluppati da una collaborazione tra ricercatori giapponesi e americani e descritti in uno studio pubblicato su Nature Nanotechnology.
Sungwon Lee e Takao Someya hanno condotto la ricerca nella speranza di risolvere i problemi solitamente posti dai sensori di pressione convenzionali: nonostante questi siano abbastanza flessibili da poter essere usati sulla pelle umana, infatti, essi non sono in grado di fornire misure accurate se piegati o accartocciati, il che li rende inutilizzabili su superfici complesse o in movimento. Inoltre, è assai difficile ridurre il loro spessore sotto i 100 micrometri, a causa del modo in cui essi vengono prodotti.
Il team ha realizzato invece un nuovo tipo di sensore con struttura simile a quella di una nano-fibra (ossia una fibra con un diametro inferiore ai 100 nanometri), in grado di misurare la distribuzione di pressione anche su superfici rotonde, come ad esempio la superficie di un palloncino, e mantenere la sua accuratezza. Il sensore, composto da transistor organici, ossia interruttori elettrici composti da materiali organici a base di carbonio e idrogeno, è inoltre spesso appena 8 micrometri e può misurare la pressione in 144 diverse zone allo stesso tempo.
“Abbiamo testato la performance del sensore con un vaso sanguigno artificiale e ci siamo accorti che è in grado di registrare piccoli cambiamenti nella pressione e nella velocità di propagazione,” ha spiegato Lee, “Gli strumenti elettronici flessibili possono potenzialmente essere inclusi in apparecchi portatili o impiantabili. Ci siamo accorti che molti gruppi di ricerca stanno realizzando sensori di pressione sensibili, ma nessuno di questi funziona con veri oggetti, in quanto sono tutti sensibili al piegamento. Questa è stata la nostra motivazione, e penso che abbiamo proposto una soluzione efficace al problema”.
Riferimenti: Nature Nanotechnology doi: 10.1038/nnano.2015.324
Credits immagini: 2016 Someya Laboratory