Molti la ritengono ormai solo un ricordo del secolo scorso, eppure la tubercolosi rappresenta invece un’emergenza sanitaria reale (Vedi Galileo: Il ritorno della Tbc). Solo nel nostro paese se ne registrano, infatti, più di 4.000 nuovi casi ogni anno, molti dei quali risultano resistenti agli antibiotici tradizionali. Una nuova opzione terapeutica, oltre allo sviluppo di vaccini (vedi Galileo: Tbc: a caccia di un vaccino), potrebbe essere il pyridomycin, un antibiotico naturale prodotto dal batterio Dactylosporangium fulvum. La scoperta, frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (Epfl), è stata pubblicata su EMBO Molecular Medicine.
La tubercolosi (Tbc) è una malattia infettiva causata da diversi ceppi di micobatteri, tra cui il Mycobacterium tubercolosis, anche noto come bacillo di Koch. Le terapie più comuni consistono in antibiotici come l’isoniazide e la rifampicina, che risultano però, sempre più spesso, inefficaci. Infatti, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno si registrano circa 440.000 casi di forme di Tbc resistenti ai farmaci, responsabili di 150000 decessi. La scoperta dei ricercatori di Losanna è che il pyridomycin è particolarmente efficace proprio nello sconfiggere questi ceppi di batteri resistenti agli antibiotici tradizionali.
“La natura e l’evoluzione hanno fornito alcuni batteri di sistemi estremamente potenti per difendersi dagli altri microbi con cui condividono il loro habitat”, spiega Stewart Cole, professore del Global Health Institute dell’Epfl e coordinatore dello studio: “Studiare le molecole prodotte naturalmente da questi organismi è quindi un metodo molto efficace per trovare possibili nuovi farmaci con cui combattere le malattie infettive”.
Il gruppo di Cole ha scoperto che il target molecolare del pyridomycin è lo stesso enzima su cui agisce l’isoniazide: l’InhA, o reduttasi NADH-dipendente, essenziale ai micobatteri per sopravvivere. Ma il nuovo antibiotico risulta efficace contro le forme resistente ai farmaci tradizionali perché si lega a un differente sito di legame sull’enzima, innescando una diversa e sequenza di eventi molecolari a cascata. Gli scienziati hanno quindi dimostrato come i batteri trattati con pyridomycin mostrano una riduzione degli acidi micolici, una componente essenziale delle pareti cellulari dei microrganismi, che in questo modo si indeboliscono.
“La scoperta che il pyridomycin uccide il micobatterio inibendo la produzione di InhA, anche in batteri clinici resistenti all’isoniazide, ci fornisce ora l’incredibile opportunità di sviluppare farmaci basati su questo tipo di molecole, con cui trattare le forme di tubercolosi resistenti gli antibiotici tradizionali”, conclude Cole.
Riferimenti: EMBO Molecular Medicine DOI: 10.1002/emmm.201201689
Credits immagine: Microbe World/Flickr