Colpire la malaria puntando su un nuovo bersaglio e con una nuova arma. Dalle pagine di Science arriva la notizia della scoperta di una molecola che potrebbe essere adoperata per sviluppare un farmaco contro le forme di malaria resistenti alle attuali terapie. Ad individuarla sono stati i ricercatori dello Swiss Tropical Institute (Svizzera), dello Scripps Research Institute, del Genomics Institute of the Novartis Research Foundation (GNF, La Jolla, California, Usa) e del Novartis Institute for Tropical Diseases (Singapore), guidati da Thierry Diagana ed Elizabeth Winzeler.
In una prima fase dello studio, i ricercatori hanno sviluppato un sistema di screening tecnologicamente avanzato per analizzare le proprietà anti-malariche di 12.000 composti naturali (precedentemente isolati dagli scienziati californiani). Tra questi, hanno individuato una molecola – della famiglia degli spiro-indoloni – particolarmente efficace contro il Plasmodium falciparum, il parassita che causa la malattia. I ricercatori hanno quindi cercato di migliorare le proprietà di questa sostanza modificandola chimicamente; hanno così ottenuto una nuova molecola, chiamata NITD609. Questa, completamente diversa dai principi impiegati finora contro la malaria, sembra capace di uccidere anche una serie di ceppi di plasmodio resistenti ai farmaci attuali.
Successivamente gli scienziati hanno cercato di capire il meccanismo di azione di NITD609. Per farlo, hanno clonato un plasmodio e lo hanno fatto crescere in due diversi terreni di coltura, uno contenente solo nutrienti, l’altro anche piccole dosi della molecola. Dopo quattro mesi il patogeno cresciuto nel secondo terreno mostrava segni di resistenza alla sostanza. I ricercatori hanno quindi confrontato il patrimonio genetico dei due plasmodi e hanno scoperto che quelli divenuti resistenti al NITD609 portavano una mutazione nel gene pfatp4. Secondo i ricercatori, la proteina prodotta da questo gene, finora mai usata come target per altri farmaci anti-malarici, potrebbe essere il nuovo bersaglio di future terapie.
I ricercatori hanno infine condotto alcuni esperimenti su cavie da laboratorio per valutare l’efficacia della nuova molecola. Gli studi realizzati hanno dimostrato che una singola somministrazione orale di NITD609 è in grado di bloccare il progredire la malattia in topi malarici infettati con il Plasmodium berghei (il parassita che induce la malattia in questi animali). Prima di programmare trial clinici, però, saranno necessarie ulteriori indagini sulla sicurezza e sull’efficacia della molecola.
Riferimenti: Science 2010, 329: 1175-1180