Nel prossimo futuro il miglioramento delle immagini, allargando lo spettro acquisibile, potrebbe offrire numerosi vantaggi in molti settori come quello medico, industriale o militare. Anche grazie a un nuovo sistema capace di acquisire informazioni sui colori superando la nostra capacità visiva di 12 volte, progettato dai ricercatori della University of Granada guidati da Miguel Martinez.
I dispositivi che utilizziamo solitamente, come fotocamere digitali, cellulari, e webcam, per catturare i colori hanno dei sensori di immagine in bianco e nero coperti da filtri colorati, come ad esempio il più comune sistema Rgb, che utilizza i filtri rosso, verde e blu. Per ottenere l’informazione del colore di ogni pixel è necessario un algoritmo che combini insieme i dati acquisiti da ciascun filtro.
Per progettare il nuovo sistema, presentato sulle pagine di Applied Optics, gli scienziati hanno utilizzato un nuovo tipo di sensore al silicio sviluppato al Politecnico di Milano, combinandolo con una matrice di filtri multispettrali (invece dei 3 dell’Rgb). “Ciascun fotone, in base alla lunghezza d’onda, ovvero al suo colore, attraversa le superfici ad una certa profondità. In questo modo, attraverso la loro raccolta a vari livelli sulla superficie di silice di cui sono fatti i sensori, i diversi colori possono essere separati senza la necessità di filtri”, ha spiegato Martinez.
Questi nuovi dispositivi, chiamati Transfers Field Detectors (Tfd), “sono in grado di estrarre informazioni cromatiche complete in ogni pixel dell’immagine senza la necessità di applicare filtri a colori su di essi”, continua Martinez, contando su un totale di 36 canali di colori e migliorando così di 12 volte le informazioni sui colori acquisibili dall’occhio umano e dalle fotocamere tradizionali.
Riferimenti: Applied Optics http://dx.doi.org/10.1364/AO.53.000C14
Credits immagine: jakerome/Flickr CC
Al di là del numero di colori,cosa caratterizza questo sensore da Foveon che già più di dieci anni fa prometteva di rivoluzionare il mercato? Grazie
Probabilmente i ricercatori di Milano dovranno pagare qualche royalty alla Sony, visto che la tecnologia descritta in questo articolo è praticamente la stessa di quella dei sensori Foveon-X3 che equipaggiavano alcune delle macchine della serie Alpha (di Sony per l’appunto).
La tecnologia era di per se’ stessa innovativa, ma la Sony ha preferito mantenere una forte proprieta’ intellettuale ed ha cercato di svilupparla da sola in casa ottenendo scarsi risultati, soprattuto dal punto di vista commerciale: si e’ visto infatti che i sensori classici basati su matrice di Bayern erano commercialmente superiori (potendo contare sul fattore di marketing dei megapixel che poteva essere aumentato nel tempo con maggiore velocita’) ed alla fine la serie Alpha della Sony ha dovuto fare dietrofront.
Mi e’ dispiaciuto perche’ l’idea di acquisire i fotoni sfruttando le proprieta’ di permeabilita’ del silicio era eccezzionale… spero che gli studi dei ricercatori di Milano consentano di fare passi avanti sfruttabili anche dalle persone comuni in questo contesto (ma temo ci vorra’ molto tempo per avere una ricaduta sulla vita di tutti i giorni).