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Un Universo di schiuma

di
Daniela De Vecchis

Sidney Perkowitz
La teoria del cappuccino.
La schiuma dalle cellule al cosmo
Garzanti, 2001
pp.155, £ 29.000

Una miscela di gas e liquido, rivestita da una pellicola solida. Questa è la schiuma, sostanza ambigua, che, tuttavia, affascina da sempre scienziati, pittori e poeti. La sua struttura a bolle ha un’estensione inimmaginabile, assumendo forme svariate e originali, coinvolgendo il mondo visibile e quello microscopico. Dalle bolle cosmiche che, secondo l’ipotesi più recente, costituirebbero l’impalcatura dell’universo a quelle che si agitano sulla cresta spumeggiante delle onde del mare. Dalla struttura cellulare degli organismi a quella porosa delle nostra ossa. Sostanza, potremo dire, con il dono dell’ubiquità, la schiuma sorprende per le sue mutevoli doti. Leggera come una piuma e spalmabile con una spatola, ma al tempo stesso, estremamente resistente. Possiede ottime capacità isolanti ed è flessibile nella forma e nella consistenza. In una parola, versatile. Non stupiscono, quindi, le sue variegate possibilità d’impiego. Sidney Perkowitz, fisico americano, esperto delle proprietà ottiche della materia, le ha descritte in un trattato, fluente e divulgativo, di schiumologia. Una scienza relativamente recente, nata nell’Ottocento, quando si cominciò a capire che le cellule non erano lo stato ultimo degli organismi. Una scienza ancora densa di misteri, gli stessi che annebbiano l’origine della vita.

In sette capitoli, l’autore passa in rassegna gli usi millenari e quelli fantascientifici della schiuma, esaltando la complessità di alcuni fenomeni apparentemente banali e semplificando, invece, quelli più tecnici. Dalla schiuma dorata tipica dell’espresso e dalla comunissima crema da barba alle schiume sconosciute usate per arredare la casa e per proteggere i serbatoi delle navette spaziali. Veniamo così a sapere che è proprio la schiuma a dare consistenza a determinati alimenti (come il pane, la birra, il cappuccino, la mousse), nonché piacere al nostro palato. Ne scopriamo l’uso sorprendente nel campo medico e scientifico. Dalle schiume “fibrino-sigillanti” approntate per fermare le emorragie, a quelle antincendio, in grado di soffocare il fuoco, fino alla schiuma spruzzata sulle piste degli aeroporti, in caso di atterraggi di emergenza (vista la capacità di questa sostanza di ridurre l’attrito tra due superfici). Una schiuma decisamente attuale è, poi, quella “antiterrorismo” (p.80), con la quale si possono disattivare armi biologiche, quali il gas nervino e l’iprite. Schiume “commestibili”, “liquide” e “solide”. Tra quest’ultime, merita attenzione la plastica espansa. Un materiale ultramoderno, che ritroviamo nell’arredamento come negli imballaggi messi a protezione di elettrodomestici e strumenti hi-fi, nell’aerosol come nei laboratori della Nasa. Qui, infatti, sono stati costruiti i pannelli di aerogel della sonda Stardust. Pannelli che consentiranno, nel 2004, di catturare e conservare, come insetti nell’ambra, particelle della cometa Wild-2. Vi sono, poi, le “schiume naturali” e le “schiume vive”. Le prime, prodotte da oceani e vulcani, risultano essenziali per studiare la storia della Terra e della sua atmosfera. Le seconde stanno alla base di tutti gli organismi cellulari. Scrive Perkowits al riguardo: “Una cellula somiglia ad una bolla piena di fluido, poiché il suo citoplasma è racchiuso in una membrana simile alla pellicola della bolla di sapone” (p. 90). Ed è proprio la geometria tipica delle bolle ad aver decretato il successo di numerosi organi e tessuti: polmoni, ossa, reni e seni. Vi sono circostanze, invece, in cui la presenza di bolle è sintomo di malattia, come nel caso della cancrena gassosa e del morbo di Creutzfeldt-Jacob, la “malattia dei buchi” del cervello. E per finire, ecco che la “schiuma quantica” interviene a spiegare la nascita dell’universo. I quanti in costante fluttuazione avrebbero, infatti, dato origine, quindici miliardi di anni fa, ad “una bolla di spazio-tempo in continua espansione” (p.142). Intorno al nostro, miliardi di altri universi simili, ovvero di bolle cosmiche. Pellicole all’interno delle quali sarebbe racchiusa una porzione di spazio e sopra le quali starebbero le galassie, tenute insieme dall’attrazione gravitazionale. Qualcosa di simile a quello che avviene con le bolle di sapone in un lavandino, anch’esse legate da molecole capaci di creare una sorta di tensione sulla superficie dell’acqua.

Scorrevole e chiaro, “La teoria del cappuccino” è un libro scientifico di facile accesso, che presuppone, tuttavia, in alcune sue parti, conoscenze specifiche. Questo è vero soprattutto nel secondo capitolo (pp.25-35) dedicato alle analisi della schiuma per mezzo di imaging, laser e computer, e nell’ultimo (pp.133-154), incentrato sui quanti e galassie. Il risultato finale, è, tuttavia, un lavoro originale, a cui Perkowitz è pervenuto passando abilmente attraverso numerose discipline. Un lavoro che assume l’aspetto di un inno alla “meravigliosa diversità della schiuma”. Un inno, dunque, alle meraviglie dell’universo.

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