Ogni anno sono in media 52 le specie di vertebrati che si avviano verso l’estinzione, uno quinto di quelle conosciute. E se non fosse stato per le misure di tutela delle specie a rischio prese negli ultimi decenni, la situazione sarebbe ancora più grave. Questa la conclusione di un vasto studio pubblicato su Science Express. I dati sono il frutto di una collaborazione tra 174 autori provenienti da 38 nazioni, supervisionati dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn, Svizzera), al quale hanno contribuito anche Luigi Boitani e Carlo Rondinini dell’Università di Roma “Sapienza”.
Grazie all’analisi di oltre 25mila specie di vertebrati, i ricercatori hanno identificato nella regione tropicale – e in particolare nell’Asia Sudorientale – la zona con il più alto numero di specie a rischio. “La situazione – spiegano gli autori – è diretta conseguenza di una serie di fattori, tra cui l’importazione di specie vegetali esotiche, il cambiamento delle tecniche agricole e un sistema di caccia ecologicamente insostenibile”. Le altre regioni tropicali, dalle Ande all’Australia, stanno invece registrando notevoli perdite in biodiversità soprattutto a causa dell’infezione globale di un fungo che colpisce gli anfibi.
Secondo l’indagine, in particolare è a rischio il 25 per cento dei mammiferi, il 13 per cento degli uccelli, il 22 per cento dei rettili, il 41 per cento degli anfibi, il 33 per cento dei pesci cartilaginei (squali e razze) e il 15 per cento di quelli ossei (ovvero tutti gli altri). Questi dati riguardano solo i vertebrati, ma nella Lista Rossa della Iucn, dove sono elencate tutte le specie animali e vegetali che stanno scomparendo, c’è anche il 14 per cento delle piante acquatiche, il 32 per cento dei crostacei di acqua dolce, il 33 per cento dei coralli e ben il 63 per cento delle cicadi, il più antico gruppo di piante spermatofite ancora esistente.
In questo quadro desolante, gli autori sottolineano i risultati positivi degli sforzi di tutela delle specie a rischio fatti finora, che andrebbero quindi portati su scala globale. Secondo la ricerca, senza le politiche di conservazione la biodiversità sarebbe diminuita di un ulteriore 20 per cento. Invece, grazie agli interventi di politiche di protezione, 64 specie di vertebrati si sono allontanate dal rischio estinzione, tra cui il condor della California, il furetto dai piedi neri e il cavallo selvatico della Mongolia.
“La storia insegna che la conservazione degli animali può portare a risultati inimmaginabili, come quello ottenuto con i Rinoceronti Bianchi del Sudafrica (per impedirne il bracconaggio, un progetto della Iucn ha reso possibile il controllo degli spostamenti di ogni singolo individuo, ndr)”, ha ribadito Simon Stuart, direttore della Commissione per la Tutela delle specie dell’Iucn.
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1194442
doi:10.1126/science.1196624