Fu la collisione con una cometa (o con un asteroide) a causare l’estinzione di massa più drammatica del nostro pianeta. Quegli eventi catastrofici (intensa attività vulcanica, mutamenti del clima e del livello marino, variazioni nella percentuale di ossigeno degli oceani) che, 250 milioni di anni fa, spazzarono via il 90 per cento di tutte le specie marine e il 70 dei vertebrati terrestri. A scatenare quelle forze distruttive fu l’impatto con un grande corpo celeste, così almeno afferma Luann Becker, professore di scienze della terra e dello spazio presso la University of Washington, nella sua ricerca pubblicata su Science. Il ricercatore è convinto infatti di aver trovato la prova dell’impatto: strutture di carbonio dette “fullereni” – specie di impalcature a forma di “palloni da calcio”, cioè costituite da pentagoni ed esagoni adiacenti – che intrappolano atomi di elio e di argon. La cui analisi chimica ne ha rivelato la provenienza extraterrestre. “Questi oggetti si formano all’interno delle stelle di carbonio”, spiega Becker. “Solo elevatissime pressioni e temperature possono incastrare i gas nobili all’interno di un fullerene”. Gli scienziati ignorano ancora dove sia avvenuta la collisione, ma hanno riscontrato una notevole presenza di fullereni a livello della superficie di contatto tra gli strati sedimentari del Permiano e del Triassico in alcune regioni della Cina, del Giappone e dell’Ungheria. Diametro stimato della cometa (o dell’asteroide): tra 6 e 12 chilometri. “L’impatto di un bolide di quella taglia”, afferma Robert Poreda, della University of Rochester, coautore della ricerca, “può rilasciare tanta energia quanta un terremoto del dodicesimo grado Richter”. (f.n.)