All’inizio, due anni fa, c’era solo Cagliari, poi si è aggiunto Calenzano in provincia di Firenze, seguito da Genova, Castelfranco Emilia (Mo), Civita Castellana, Napoli, Torino e, più recentemente, Padova, Casalecchio di Reno (Bo), Castel del Piano in provincia di Grosseto. La lista dei comuni che ha istituito un registro del testamento biologico si allunga sempre più: ora se ne contano ottanta e hanno deciso di unirsi nella “Lega degli enti locali per il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento”.
L’Associazione Luca Coscioni, promotrice della campagna iniziata nel 2009 dopo la morte di Eluana Englaro, può ritenersi soddisfatta. La mappa dell’Italia, consultabile on-line, è affollata di bandierine verdi che indicano i piccoli o grandi centri dove è possibile depositare le proprie volontà sul fine vita. Tra questi manca proprio Lecco, paese natale di Eluana Englaro, che ha rimandato al mittente con 28 voti contrari, 7 favorevoli e 4 astenuti, la proposta dell’istituzione del registro per le volontà anticipate di trattamento.
Tra gli obiettivi della neonata associazione di comuni vi è quello di “tutelare il diritto all’autodeterminazione dei cittadini anche attraverso gli adeguati strumenti giudiziari e ad individuare i principi giuridici che permettono alle amministrazioni locali di intervenire, nonostante controversie interpretative anche da parte ministeriale”. Il documento della Lega dei comuni si riferisce a una circolare del 2010, firmata dai ministri della Salute Ferruccio Fazio, del Welfare Maurizio Sacconi e degli Interni Roberto Maroni, che liquidava l’iniziativa dei comuni come priva di “qualunque efficacia giuridica”.
L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), da parte sua , ha sempre difeso il valore legale dei registri. Ma, in questo momento, la questione passa forse in secondo piano: la campagna dell’Associazione Luca Coscioni, così come le altre iniziative parallele (il videotestamento, la petizione al parlamento su testamento biologico ed eutanasia) serve innanzitutto per affermare il dissenso al DDL Calabrò che è in attesa di venire licenziato dal Senato, dopo gli emendamenti introdotti alla Camera il 12 luglio scorso.