A Cambridge, 10 ricercatori si preparano ad andare a pesca. Stanno mettendo in valigia sciarpe, cappelli e abbigliamento termico, e preparando circa 70 tonnellate di equipaggiamento speciale. La meta, infatti, è un freddo lago particolarmente difficile da raggiungere: Ellsworth, nel West Antarctic Ice Sheet (Wais), un ex fiordo rimasto totalmente isolato sotto 3 chilometri di ghiaccio antartico per almeno 125mila anni. Ciò che i 10 sperano di agganciare alle lenze è qualche forma di vita sconosciuta e unica (vedi Galileo, “Un tesoro negli abissi“, “Sotto il ghiaccio, un lago“).
Quella che partirà la prossima settimana ha le caratteristiche di una spedizione scientifica con le “s” maiuscole: scienziati, ingegneri e personale di campo del British Antarctic Survey (vedi Galileo, “Sorvolando il PoloSud“) stanno per trasferirsi per un periodo di circa 8 settimane in un ambiente tra i più estremi, dove la temperatura non scende sotto i –25°C. Dal Regno Unito, i ricercatori raggiungeranno Union Glacier, nella parte Ovest dell’Antartide, e da lì percorreranno 295 chilometri attraverso il deserto antartico, fino a destinazione. Il loro compito, per ora, sarà solo quello di preparare il campo per le missioni che seguiranno nei prossimi due anni.
Tra un anno esatto, infatti, un’altra spedizione (altre 10 persone) avrà il compito di perforare i ghiacci (usando lo stato dell’arte della tecnologia nota come hot water drilling), di mandare giù una sonda in titanio e raccogliere campioni di acqua e sedimenti, cercando di ridurre al minimo ogni contaminazione. Se tutto filerà liscio come sperato, Ellsworth potrebbe passare alla storia come il primo dei 387 laghi subglaciali noti a essere raggiunto.
In realtà, c’è chi potrebbe batterli sul tempo: lo scorso anno, un team di ricercatori russi aveva già tentato un’impresa simile con il lago Vostok, che si trova a 3.750 metri di profondità. Gli scienziati arrivarono a 29 metri dalla superficie e lì furono costretti a fermarsi per via dell’inverno imminente. Le perforazioni, però, ricominceranno il prossimo gennaio.
Le due tecniche, comunque, sono molto diverse e il lago Ellsworth potrebbe in ogni caso mantenere un primato: quello di essere misurato e sondato direttamente (grazie a una tecnologia pulita disegnata per l’industria spaziale). Nel caso del lago Vostok (vedi Galileo, “Vostok, due laghi in uno“), infatti, i ricercatori aspetteranno che l’acqua risalga dal foro e ghiacci nuovamente: un sistema semplice per evitare contaminazioni, ma più lento e che impedisce di arrivare ai sedimenti.
Esiste poi un terzo lago subglaciale in attesa di essere raggiunto: Whillans. Sia l’esplorazione Whillans, sia la Ellsworth hanno un secondo fine, oltre quello di cercare forme di vita inedita: capire se il riscaldamento globale in atto causerà il collasso del ghiaccio antartico. La risposta interessa milioni di persone: se questo accadrà, infatti si stima che il livello del mare salirà dai 3 ai 5 metri. “I sedimenti del Lago Ellsworth potebbero dirci quando lo strato di ghiaccio ha collassato l’ultima volta”, ha detto al New Scientist Dominic Hodgson, del British Antarctic Survey: “Questo ci darà un marker temporale che potrà poi essere correlato con i dati storici sulle temperature ottenuti dalle carote di ghiaccio”.
Hodgson avanza già delle ipotesi: tra 110mila e 120mila anni fa, quando la temperatura media antartica era di 6 gradi più alta di quella attuale, e i livelli dei mari oltrepassavano quelli odierni di 6,6 metri. Ma c’è la possibilità che il ghiaccio antartico sia in realtà molto più resiliente. Per la risposta bisognerà aspettare di certo più di un anno. Tempo utile per riflettere bene sulla necessità di un protocollo di Kyoto 2.
Via: Wired.it
Credits foto: ellsworth.org.uk