Una roccia svela la storia magnetica della Luna

Per osservare la Luna basta prendere un telescopio e puntarlo verso il cielo in una tranquilla notte stellata. Ma per capire veramente quali sono le antiche forze magnetiche che ne hanno plasmato l’interno bisogna per forza mettere le mani su una roccia lunare. È quello che ha fatto il team di ErinShea, geochimica presso il dipartimento Earth, Atmospheric, and Planetary Sciences (Eaps) del Mit

In uno studio pubblicato su Science, i ricercatori hanno dimostrato che un campione di basalto proveniente dai laboratori della Nasa riporta tracce inconfondibili dell’azione di un campo magnetico originato almeno 4,2 miliardi di anni fa dal nucleo lunare. Le prove fornite dallo studio di Shea sono fondamentali per datare con maggior precisione la comparsa delle forze magnetiche che con il passare delle ere geologiche hanno plasmato il nostro satellite prima di svanire quasi del tutto. 

Il basalto studiato dai ricercatori dell’Eaps contiene un minerale ferromagnetico chiamato kamacite che si è formato almeno 3,7 miliardi di anni fa. Le analisi termocronometriche dimostrano che il campione è stato plasmato da forze magnetiche pari a circa 12mila nano Tesla (nT). Questo significa che in quel periodo doveva esistere una dinamo magnetica – ovvero un nucleo di metallo fuso – capace di influenzare il processo di formazione della kamacite. Un punto a favore dell’ipotesi che la Luna abbia conservato un nucleo attivo per almeno 500 milioni di anni, visto che le forze termochimiche ereditate dal processo di formazione del satellite sono pressoché scomparse 4,2 miliardi di anni fa. 

Oggi, infatti, la Luna possiede solo un campo magnetico di forza irregolare che varia tra gli 1 e i 100 nT: un valore di gran lunga inferiore ai 30mila nT della Terra. Questa caratteristica è dovuta al fatto che gran parte delle forze magnetiche lunari sono generate da alcune rocce superficiali precipitate sul satellite durante il corso della storia. Ma il basalto analizzato dal team di Shea proviene dal Mare dellaTranquillità, un bacino che si è originato durante le primissime fasi di formazione della Luna. Per i curiosi, è esattamente lo stesso luogo dove è atterrato il modulo lunare dell’Apollo 11 con a bordo Neil Armstrong e Buzz Aldrin: si tratta infatti di una delle rocce trasportate dagli astronauti sulla Terra. Una di quelle sopravvissute, verrebbe da dire, visto che proprio recentemente si è scoperto che la Nasa ha perso almeno 500 campioni. 

Grazie alle analisi dell’Eaps, gli scienziati hanno aggiunto una tessera al mosaico che traccia l’origine del campo magnetico del nostro satellite. Se i ricercatori potessero mettere le mani su nuovi frammenti databili a epoche successive a 3,7 miliardi di anni fa, forse potremmo capire per quanto tempo sia rimasta attiva la dinamo lunare.

Comunque sia, non ci sono speranze di vederla in grande attività: secondo le stime, ai giorni nostri il nucleo di metallo fuso presente sulla Luna si sarebbe ridotto a una sfera del raggio di appena 330 km. 

Ma nonostante l’inarrestabile decadenza del campo magnetico del nostro satellite, c’è chi non demorde nel fare della Luna la prossima frontiera dei programmi spaziali. Uno di questi è il candidato repubblicano alle presidenzali Usa, Newt Gingrich. Come riporta Politico, Gingrich ha sostenuto in un dibattito pubblico che, entro la fine del suo secondo mandato, gli Stati Uniti avranno la loro base spaziale permanente sulla Luna. Una promessa elettorale davvero fuori dal coro. 

(Credit per la foto: NASA/JPL/USGS)

via wired.it 

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