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Un’incredibile collezione di marsupiali fossili

Un vero e proprio tesoro nascosto. Si tratta di una caverna contenente resti fossili di un marsupiale preistorico, risalenti a 15 milioni di anni fa. La scoperta è di un gruppo di ricercatori della University of New South Wales (Sydney, Australia), che hanno portato alla luce 26 crani di Nimbadon lavarackorumm, un marsupiale simile al vombato, caratterizzato da zampe lunghe e artigli giganti. Un’enorme collezione fossile che ha consentito agli scienziati di comprendere lo sviluppo di questi animali e di valutare numerose similitudini con gli attuali discendenti. I dettagli della scoperta sono riportati in uno studio pubblicato sul Journal of Vertebrate Paleontology e coordinato da Karen Black; la caverna è stata trovata in un’area chiamata AL 90, situata nel famoso campo fossile di Riversleigh World Heritage, nel Queensland (Australia).

Dalla comparazione del cranio dei 26 esemplari di N.lavarackorum di differenti età – dai cuccioli fino agli adulti – è emerso che i piccoli animali seguivano uno sviluppo molto simile ai marsupiali odierni: probabilmente nascevano dopo un solo mese di gestazione e venivano poi allevati nel marsupio materno fino al completamento del loro sviluppo. Nei primi stadi della crescita, inoltre, le ossa del cranio maggiormente sviluppate erano quelle della parte frontale, cioè attorno ai denti, alla mandibola e al palato; tutto questo per aiutare il cucciolo a cercare i capezzoli della madre, attaccarvisi e succhiare il latte. Solo successivamente, quando il cucciolo cresceva e  cambiava la sua dieta per cominciare a cibarsi di foglie,si sviluppavano anche la parte posteriore e le aree di attacco dei muscoli masticatori.

“Resta ancora da capire come gli animali siano finiti nella caverna: è probabile che siano precipitati da un’entrata nascosta dalla vegetazione, forse una trappola: qualcuno potrebbe essere morto in seguito alla caduta, altri perché impossibilitati a uscire”, ha commentato Karen Black: “L’abbondanza di fossili rinvenuti suggerisce infine che essi si spostassero seguendo la famiglia o addirittura in gruppi più numerosi, lasciandoci così ipotizzare una struttura a branco”, ha concluso la ricercatrice.

Riferimenti: Journal of Vertebrate Paleontology DOI: 10.1080/02724634.2010.483567

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