Ha appena ricevuto un stop temporaneo. Si tratta di una delle sperimentazioni più promettenti del vaccino anti-coronavirus, quello sviluppato dall’azienda farmaceutica AstraZeneca in collaborazione con l’università di Oxford che aveva già superato con successo le prime due fasi del trial clinico. Il motivo? Un partecipante avrebbe riportato un evento potenzialmente avverso che ha spinto i ricercatori ha sospendere la sperimentazione fino a data da destinarsi. Una cattiva notizia che ci allontana ancor di più dal giorno tanto atteso, quello in cui sarà messo in commercio un vaccino efficace contro la Covid-19. Ma di studi e sperimentazioni sui vaccini contro il nuovo coronavirus ce ne sono tanti altri: ecco, quali sono i più promettenti in tutto il mondo.
Attualmente, i vaccini in fase di test clinici, ossia quelli sugli esseri umani, sono 34, mentre quelli ancora a livello preclinico sono circa 145 (la lista completa è disponibile sul sito dell’Oms). Di quelli nella fase clinica, una buona fetta è già giunta allo step 3 della sperimentazione. Ricordiamo, per esempio, il vaccino sviluppato dallo statunitense National Institutes of Health e l’azienda Moderna chiamato mrna-1273, o quello russo realizzato dall’ente di ricerca statale Gamaleya Research Institute in collaborazione con il ministero della Difesa. E ancora: il candidato vaccino messo a punto dall’azienda cinese Sinovac Biotech e l’Instituto Butantan (Brasile), e il Bnt162b2, vaccino sviluppato dalla società tedesca BioNTech, in collaborazione con la statunitense Pfizer e il cinese Shanghai Fosun Pharmaceutical Group e quello olandese della Janssen Vaccines and Prevention, società affiliata alla Johnson & Johnson. Infine, quelli sviluppati in Cina, come il vaccino di CanSino Biologics in collaborazione con l’esercito cinese e i due vaccini della società farmaceutica cinese Sinopharm.
Come vi avevamo raccontato, alcuni dei candidati vaccini si basano sull’utilizzo di virus inattivati (si usa la struttura del virus appunto inattivo per stimolare la risposta immunitaria), mentre altre sperimentazioni si stanno concentrando su un vaccino a subunità (ossia solo una parte del virus viene usato per istruire il sistema immunitario). Altri studi ancora si servono di particelle simil virali (Vlp) o della genetica, ovvero di vaccini a rna o dna che si basano sul trasporto diretto delle informazioni genetiche nell’ospite per far sì che si avvii la produzione degli antigeni.
Tuttavia, stando a quanto riferito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per una vaccino disponibile per tutti si dovrà aspettare fino alla metà del 2021, mentre per le categorie più a rischio, come operatori sanitari, potrebbe essere disponibile già da novembre prossimo. Tra battute d’arresto e polemiche, c’è chi però vuole accelerare i programmi di vaccinazione di massa: per esempio, il presidente Donald Trump mira ad annunciare che gli Statu Uniti potranno avere a disposizione un vaccino prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre. Mentre il Regno Unito ha dichiarato nei giorni scorsi di voler accelerare la produzione di qualsiasi vaccino anti-coronavirus con processi di regolamentazione che raggiungeranno velocità da record. Ma la fretta, come vi avevamo già ricordato, è una cattiva consigliera. “La fase 3 deve richiedere più tempo, perché dobbiamo valutare quanto un vaccino sia effettivamente protettivo e quanto sia sicuro”, ha commentato la portavoce dell’Oms Margaret Harris.
Via: Wired.it
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