Vaiolo delle scimmie: cosa sta succedendo in Italia e nel mondo

Vaiolo
(Foto: Gerd Altmann da Pixabay)

L’epidemia di vaiolo delle scimmie ha fatto la prima vittima italiana. Si tratta di un uomo di 50 anni – Germano Mancini, carabiniere di stanza a Scorzè, in Veneto- che dal 15 agosto si trovava in viaggio a Cuba. A darne notizia è proprio il ministero della salute dell’isola, che in una nota afferma che, nonostante il ricovero in ospedale, nella notte del 21 agosto il paziente è deceduto per sepsi “dovuta a broncopolmonite con germe indeterminato e danni a più organi”. 

Cosa sappiamo

Oltre a quanto riferito dalle autorità cubane, che hanno proceduto all’autopsia, non ci sono molte altre informazioni. Si sa che l’uomo ha accusato dapprima un malessere generale a partire dal 18 agosto. Rivoltosi ai medici per l’aggravarsi delle condizioni, è stato trasportato d’urgenza in ospedale dopo aver subito un arresto cardiaco, dal quale però si sarebbe ripreso. Poi la situazione è ulteriormente peggiorata, fino al decesso nella notte del 21 agosto. L’autopsia e le analisi avrebbero escluso altre patologie infettive nel paziente. Le persone in viaggio con Mancini sono al momento asintomatiche e si trovano in isolamento a Cuba, assistite anche dal personale dell’ambasciata italiana. Se le informazioni verranno confermate, il carabiniere sarà la prima vittima italiana del virus monkeypox e anche il primo caso registrato a Cuba.

Come riportato dall’Ansa, Francesco Vaia, direttore generale dell’istituto Spallanzani di Roma, ritiene che la morte del nostro connazionale, per quanto tragica, sia un caso eccezionale, che non deve provocare allarme tra la popolazione, dato che in genere “la malattia decorre in modo benigno, senza complicanze gravi, con la guarigione che sopraggiunge dopo 2-3 settimane”.


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I dati dell’epidemia di vaiolo delle scimmie

In Italia secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute del 23 agosto i casi confermati sono 714, 25 in più rispetto all’ultima rilevazione. 194 casi sono collegati a viaggi all’estero e l’età mediana delle persone colpite è di 37 anni (con un range che va dai 14 a 71). La stragrande maggioranza (704) sono maschi. La regione con più segnalazioni è la Lombardia (308), a cui seguono Lazio (128), Emilia-Romagna (73), Veneto (48). Basilicata, Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta, invece, non hanno per ora riportato contagi.

Stando ai Centers for disease control and prevention (Cdc) statunitensi, nel mondo si contano 42.954 casi totali di vaiolo delle scimmie, di cui 42.567 in località che storicamente non hanno mai registrato casi. In Europa l’European centre for disease prevention and control (Ecdc) conta al 18 agosto 16.162 casi confermati in 29 paesi dell’area. 

Su decine di migliaia di casi, i decessi per vaiolo delle scimmie confermati a oggi si contano sulle dita di una mano (5), portando la letalità della malattia attorno a 1 caso su 10mila.

Esiste un vaccino efficace

La vecchia vaccinazione antivaiolosa (sviluppata per il ben più pericoloso e contagioso vaiolo umano e interrotta nel 1980 per l’eradicazione del virus) potrebbe conferire ancora una certa immunità per chi l’ha ricevuta. Proprio allo Spallanzani si stanno conducendo studi sulla memoria immunologica delle persone al tempo vaccinate contro il vaiolo umano: “I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa per il vaiolo ha anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata”. Oggi quei vaccini non sono più disponibili, ma c’è la possibilità di ricorrere a un prodotto di terza generazione che ha elevata capacità di protezione anche per il vaiolo delle scimmie. Data la comunque limitata disponibilità, come indicato dal Ministero della Salute, il vaccino può essere somministrato alle categorie a rischio, dal personale sanitario e di laboratorio a chi ha tenuto comportamenti a rischio (qui per i dettagli).

Via: Wired.it

Credits immagine: Gerd Altmann da Pixabay