La massa mancante dell’Universo oltre che materia oscura continua a essere materia di polemiche. La vicenda è stata già ricostruita da Galileo e risale alla metà di febbraio. Il New York Times svela che alcuni scienziati italiani avrebbero catturato le wimp, le misteriose particelle della materia oscura. Dopo pochi giorni, sempre sul New York Times, compare la notizia che un esperimento americano escluderebbe per ora la possibilità di intercettare le wimp. I ricercatori italiani non nascondono il loro disappunto: in una conferenza stampa sottolineano come i colleghi abbiano comunicato alla stampa i risultati dell’esperimento italiano per poi affondarlo.
A distanza di settimane, la tensione tra il gruppo di ricercatori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che cercano le wimp nel ventre del Gran Sasso (http://www.lngs.infn.it), e i colleghi-rivali dell’Università di California a Berkeley continua a essere alta. A nulla sono valsi i tentativi dei vertici dell’Infn di ridimensionare la polemica. I due protagonisti dello scontro, Rita Bernabei e Bernard Sadoulet, si evitano accuratamente. In verità la professoressa Bernabei evita anche i giornalisti e dichiara che non rilascerà interviste finché il suo esperimento non darà risultati definitivi. Nell’attesa Galileo ha incontrato Bernard Sadoulet, direttore del Center for particle astrophysics di Berkeley, e ha chiesto a lui una valutazione sull’intera vicenda: “penso che la stampa americana”, spiega il fisico francese, “abbia giocato un po’ troppo sulla competizione tra i due gruppi. La cosa veramente importante è questi due esperimenti stanno entrando per la prima volta in due territori interessanti e sono destinati a sollevare discussioni, anche se è possibile che i loro risultati convergano e che siano entrambi corretti”.
Però lei ha dichiarato al New York Times di avere dubbi sull’esperimento italiano.
“Sì, ho alcuni dubbi, ma questo non significa che io abbia voluto criticare l’esperimento italiano. Si tratta dello scetticismo di chi sa che è difficile fare misure del genere con una precisione molto elevata”.
Ma lei è membro del comitato scientifico dei laboratori del Gran Sasso, quindi conosce pregi e difetti dell’esperimento coordinato da Rita Bernabei. Avrà dei buoni motivi per essere scettico.
“Non ho informazioni particolari sugli esperimenti in quanto membro del comitato. Mi baso sulle pubblicazioni scientifiche del gruppo italiano e penso di rappresentare il salutare scetticismo della comunità scientifica. Anche sul mio esperimento ci sono gli scettici, ed è giusto che sia così”.
Professor Sadoulet, perché è così importante scoprire le wimp?
“Il problema della materia oscura è molto importante in cosmologia perché più del 90 per cento della materia dell’Universo è oscura e non sappiamo cos’è. Noi dobbiamo esplorare tutte le possibilità. Sembra che si possa escludere la possibilità che si tratti di materia ordinaria quella di cui siamo fatti noi. Ci sono tre canditati alla materia oscura che ci vengono suggeriti dalla fisica delle particelle: i neutrini, gli assioni e le wimp. Le wimp in particolare rappresentano il punto di convergenza tra le richieste dei cosmologi e quelle dei fisici delle particelle. I cosmologi hanno bisogno di particelle molto pesanti che spieghino la grande massa dell’Universo. I fisici delle particelle credono che debbano esistere particelle molto pesanti che interagiscono solo in modo debole con il resto della materia. Le wimp, se esistono, hanno proprio queste due caratteristiche”.
E come pensate di catturarle?
“La nostra galassia potrebbe essere immersa in un alone sferico fatto di wimp del diametro di 200mila anni luce. Queste particelle sono dappertutto, anche nei nostri laboratori. Miliardi di wimps ci attraversano ogni secondo. Per questo noi creiamo rivelatori molto sensibili e li mettiamo sotto terra per proteggerli da altre particelle. Non sappiamo bene cosa aspettarci, ma è probabile che la sensibilità attuale non sia ancora sufficiente. Tuttavia in queste settimane sia l’esperimento italiano Dama che il nostro Cdms si stanno avvicinando alla sensibilità che, almeno in teoria, ci permetterà di vedere le wimp”.
I vostri risultati e quelli italiani sono davvero molto diversi?
“Stiamo usando metodi diversi e abbiamo obiettivi diversi. Gli italiani cercano una variazione stagionale e l’hanno vista. Ma non credo che abbiano affermato di aver scoperto la materia oscura. Hanno scoperto un segnale stagionale che non sanno spiegare con nessuna causa nota se ipotizzando che si tratti di wimp.Noi di Cdms non cerchiamo una variazione stagionale, ma vogliamo eliminare tutto il rumore di fondo che nasconde le Wimps. Per far questo stiamo usando una tecnologia molto nuova: il nostro rivelatore funziona a bassissima temperatura ed è costruito per misurare le vibrazioni nel cristallo e gli elettroni che si liberano quando una wimp urta contro la materia. Questo ci permette di riconoscere ed eliminare tutte le particelle che non sono wimp, per esempio i neutroni. Se Dama avesse ragione noi avremmo dovuto vedere 24 eventi non spiegabili con cause banali, invece ne abbiamo registrati solo 8”.
C’è in palio il Nobel è un po’ di competizione è comprensibile. Lei si sente più un concorrente o un collaboratore dei fisici che lavorano sotto il Gran Sasso?
“Mi sento parte della stessa comunità scientifica. La scienza fa passi in avanti solo quando si controlla attentamente l’uno il lavoro dell’altro. Detto questo, spero che Rita abbia ragione. Sarebbe un progresso magnifico”.