Sono almeno 320mila, dicono gli scienziati, i virus dei mammiferi che devono ancora essere scoperti e raccogliere prove della loro esistenza, o almeno di una parte di essi, potrebbe fornire informazioni importanti per quanto riguarda il rilevamento e l’attenuazione di possibili epidemie negli esseri umani. A spiegarlo è uno studio condotto da Simon Anthony del Center for Infection and Immunity della Mailman School alla Columbia University e pubblicato su mBio.
“Storicamente, il nostro approccio alla scoperta di nuovi virus è stato troppo casuale”, ha osservato Anthony, “Quello che sappiamo oggi dei virus è troppo influenzato da quelli che sono emersi come malattie negli esseri umani o negli animali. Ma l’insieme di tutti i virus presenti nella fauna selvatica, che include molte potenziali minacce per gli umani, è molto più grande. Un metodo più sistematico e multidisciplinare è necessario se vogliamo capire cosa controlla la diversità virale, e cosa spinge i virus ad emergere come agenti patogeni”.
Per questo, un team di 21 ricercatori, tra cui virologi molecolari, ecologisti, veterinari e matematici, si è recato nelle giungle del Bangladesh, dove si è occupato di studiare il Pteropus, un genere di pipistrello con un’apertura alare che può raggiungere 1,80 metri, e che è la causa di diverse epidemie del virus nipah. I ricercatori hanno raccolto oltre 1800 campioni biologici dagli animali, e li hanno successivamente analizzati in laboratorio, individuando 55 virus appartenenti a 9 diverse famiglia virali. Solo 5 di questi virus erano precedentemente noti, mentre gli altri 50, che ne comprendono 10 della stessa famiglia del nipah, non erano mai stati osservati. Infine, adattando delle tecniche statistiche usate in ecologia, il team ha esteso i risultati ai 5846 mammiferi conosciuti, ottenendo un totale di almeno 320mila virus.
I ricercatori hanno anche stimato che 6,3 miliardi di dollari sarebbero necessari per sorvegliare, campionare e scoprire tutti i virus dei mammiferi; limitare la scoperta all’85% della diversità virale abbasserebbe invece il costo a 1,4 miliardi.
“In confronto, si stima che l’impatto economico della pandemia della SARS sia stato di 16 miliardi di dollari”, ha commentato Anthony: “Non stiamo dicendo che questa iniziativa potrebbe prevenire lo scoppio di un’altra epidemia come la SARS. Tuttavia quello che scopriamo esplorando la diversità virale globale potrebbe mitigare future pandemie, facilitandone la sorveglianza e velocizzando i test diagnostici. Se sappiamo cosa c’è là fuori, saremo molto meglio preparati quando il virus entrerà nella popolazione umana.”
Per ottenere nuovi dati, il team prevede di ripetere l’esperimento in due studi successivi, uno su una specie di primati in Bangladesh e uno su sei diverse specie di pipistrelli che condividono lo stesso habitat in Messico.
Riferimenti: mBio doi: 10.1128/mBio.00598-13
Credits immagine: AJC1/Flickr