Delusione. È questo lo stato d’animo attuale di chi sperava ardentemente che su Marte ci fosse del metano, come sembravano suggerire delle misure effettutate dalla Terra nel 2009. Perché Curiosity, il rover della Nasa che da oltre un anno scorrazza sulla superficie del pianeta rosso, ha appena affermato il contrario. I risultati dei primi test olfattivi condotti su Marte, infatti, parlano chiaro: di metano, lassù, ce n’è poco o niente. Appena 2,7 parti per miliardo, per essere precisi. Un valore ben lontano da quello dell’atmosfera terrestre, che contiene più o meno 1.700 parti per miliardo di molecole dell’elemento.
Perché la questione è così importante è presto detto: il metano è uno degli indicatori più immediati della presenza di vita in un ecosistema. Basti pensare che, sul nostro pianeta, solo l’1% dell’elemento proviene da processi non biologici. Trovarlo in quantità significative nell’atmosfera marziana sarebbe stato un indizio a favore della teoria che sul pianeta potesse albergare qualche forma di vita. In tempi, tra l’altro, neanche troppo lontani, perché l’elemento si disperde molto rapidamente.
In ogni caso, a quanto pare, non è così, come ha ribadito chiaramente la Nasa in un articolo pubblicato su Science. “Non c’è metano lassù”, commenta stringato Paul Mahaffy, chimico del Sample Analysis at Mars (Sam). E “il fatto che [la presenza di metano su Marte] sia stata smentita non è una sorpresa”, rincara Adam Brown, del Seti Institute, non coinvolto nello studio. “Piuttosto è una delusione“. Ma c’è dell’altro: forse le cose non stavano sempre così. Dalle analisi di Curiosity, infatti, è emerso anche che Marte ha perso buona parte della propria atmosfera nel corso del tempo: fino a qualche miliardo di anni fa era più spessa e in grado di tenere più caldo il pianeta rosso. E, magari, conteneva anche più metano.
Per determinarlo, Sam ha studiato i rapporti tra gli isotopi di diversi elementi, cioè atomi con numeri differenti di neutroni nel proprio nucleo. Per esempio, il rapporto del carbonio-12 nell’atmosfera rispetto al più pesante carbonio-13 è diminuito nel tempo, il che sembra suggerire che gli elementi più leggeri si sono dispersi nello Spazio, forse spazzati via dal vento solare. Le nostre attuali conoscenze sulla vecchia atmosfera marziana si devono allo studio dei frammenti del pianeta eiettati durante l’impatto di una cometa o di un meteorite, avvenuto miliardi di anni fa, e quindi arrivati sulla Terra. Il calore dell’esposione fuse queste rocce che, una volta raffreddate, “formarono noduli vetrosi che intrappolarono parte dell’atmosfera del pianeta. Analizzando questi frammenti abbiamo visto che la presenza degli elementi più leggeri è diminuita nel tempo. È probabilmente l’indizio più chiaro della fuga dell’atmosfera marziana”.
In ogni caso, sono necessarie ulteriori ricerche per capire il motivo e le modalità di questo impoverimento atmosferico. Bisognerà aspettare il lancio della missione Maven, progettata proprio per questo scopo (Maven è l’acronimo di Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN), per saperne di più. L’appuntamento è per la fine del 2013.
Via: Wired.it
Riferimenti: Science doi:10.1126/science.1237966
Credits immagine: Nasa/Jpl-Caltech