Anche quest’anno la stagione venatoria si apre con il drammatico conteggio delle vittime: cinque morti e tre feriti gravi. È il bilancio, grosso modo identico a quello del 2006-2007 e del 2008-2009, dei primi dieci giorni di pre-apertura della caccia diffuso dall’Associazione Vittime della Caccia, impegnata da anni nel monitoraggio dei danni collaterali delle doppiette. Tutto perfettamente prevedibile, commenta Daniela Casprini presidente dell’associazione, visto che, rispetto alla stagione precedente, segnata complessivamente da 41 morti e 85 feriti, non è stato preso alcun provvedimento per limitare i rischi.
Anzi, quest’anno le regioni che hanno anticipato la data di apertura della caccia rispetto alla terza domenica di settembre stabilita dalla legge nazionale (quindi il 20 settembre), sono salite a 17. Solo Liguria, Piemonte e le province autonome di Trento e Bolzano rispetteranno la normale apertura. Così ovviamente aumenta anche il rischio di incidenti.
Alcune delle vittime di questi giorni sono cacciatori, come il ragazzo di 23 anni ucciso da un colpo del suo stesso fucile in provincia di Caltanissetta, o il 37enne, rimasto gravemente ferito da una fucilata del suo compagno a Comiso, sempre in Sicilia, o l’ uomo di 44 anni trovato morto in un bosco del vicentino colpito da un fucile da caccia. Ma ci sono anche persone completamente estranee all’attività venatoria, capitate per caso nella traiettoria di un proiettile: una donna di 46 anni è stata gravemente ferita al volto dall’arma di un cacciatore a Sant’Antonio in provincia di Ravenna, mentre a Mirto, in provincia di Cosenza, un uomo fermo al semaforo è stato ferito alla testa dal colpo di un fucile da caccia ed ora è in coma.
Alla vigilia della ripresa della discussione sul DDL Orsi, il testo unificato che intende liberalizzare alcuni aspetti della caccia, episodi del genere dovrebbero far riflettere sui rischi per la sicurezza di tutti i cittadini. “Sarà opportuno – dice Daniela Casparini – che le forze politiche si rendano conto quanto necessario sia invece osteggiare e bloccare qualsiasi tentativo ulteriore di liberalizzare la caccia”.
E se non bastasse la recente cronaca nera ad allarmare il Governo, forse potrebbe riuscirci un semplice calcolo statistico. L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Caccia ha stimato, infatti, che gli incidenti mortali causati dai cacciatori (concentrata in cinque mesi all’anno) superano del 640 per cento quelli che si verificano negli ambienti di lavoro più a rischio e del 15 per cento quelli provocati dal traffico automobilistico. Servirà come spunto di riflessione? (g.d.o)